«In Piemonte il cinipide non è più un problema. I castagni fioriranno ancora»: la vittoria biologica del prof. Alberto Alma

«Intendo evitare qualunque forma di polemica con altri ricercatori impegnati nella lotta al cinipide. Mi riferisco anche a tutti quelli che sono a favore dei trattamenti chimici per salvaguardare il castagno, ogni ricerca va rispettata perché collaboriamo tutti per raggiungere il medesimo obiettivo. Io, dal canto mio, mi limiterò ad illustrare i successi ottenuto grazie al trattamento biologico»: A parlare è il professore Alberto Alma, entomologo direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie Forestali e Alimentari dell’Università di Torino e uno dei più accreditati studiosi a livello internazionale sulla lotta al Cinipide Galligeno.

Professore, la lotta biologica al cinipide in Piemonte va avanti da alcuni anni. A che punto siete?

«Nelle regioni del nord Italia la lotta biologica è iniziata 4-5 anni prima che nel resto d’Italia e i risultati sono stati eccellenti: l’anno scorso, qui in Piemonte, le galle (nidi del cinipide) erano praticamente scomparse. Per analizzare la produzione degli alberi di castagno bisognerà attendere il periodo di fruttificazione ma, a giudicare dalla fioritura che sta avvenendo in questi mesi e dalla vigorosità delle fronde, le piante registrano un ottimo stato di salute. La diffusione del cinipide è stata ricondotta a valori di soglia tollerabili in minor tempo rispetto a quanto avevamo preventivato: quando siamo partiti credevamo ci sarebbero voluti dieci anni per registrare i primi risultati rilevanti, ne sono bastati otto».

Il progetto nazionale Bioinfocast che doveva far fronte alla diffusione del cinipide ha compiuto due anni. Quali sono stati i risultati raggiunti?

«Il progetto Bioinfocast, frutto della collaborazione dell’Università di Torino con il Ministero italiano per le politiche agricole e forestali e l’Associazione nazionale “Città del castagno” ha centrato tutti gli obiettivi prefissati riducendo drasticamente la diffusione del Cinipide Galligeno ed equilibrandola con quella del torymus. Confesso che ero molto ottimista fin dall’inizio: dopotutto, in altre nazioni, la lotta biologica registra risultati eccellenti da tempo. Penso a realtà come la Cina, dove i castanicoltori fanno i conti col cinipide da più di quarant’anni e sono riusciti a debellarne la pericolosità grazie alla diffusione dell’insetto antagonista».

Professore, ci spieghi qualcosa in più sul progetto

«Quando è partito, nel 2013, il progetto Bioinfocast prevedeva trecento lanci di torymus in 17 regioni italiane, ne sono stati eseguiti più di cinquecento. Ai quali si sono aggiunti i mille del 2014. Questa gran mole di prove ha consentito di diffondere l’insetto antagonista in buona parte della penisola facendo riscontrare risultati positivi ovunque e conquistando il favore delle associazioni di castanicoltori che hanno portato avanti la lotta biologica».

La diffusione del torymus non può essere ostacolata dalla diversa conformazione territoriale delle nostre regioni?

«Per quanto in questo lavoro si parli sempre di ipotesi, la diffusione uniforme del torymus dimostra come questo insetto sia in grado di proliferare in qualunque habitat della nostra nazione, al pari dello stesso cinipide».

Eppure, nonostante i risultati che avete centrato, c’è chi ancora protende per il trattamento chimico. Spesso mettendo in evidenza il lungo periodo di tempo che serve al torymus per fare il proprio corso

«Rimango fedele a quanto detto in precedenza: non ho le competenza per discutere del lavoro altrui. Quel che posso dire con certezza, analizzando i risultati in nostro possesso, è che non conosco un caso di trattamento chimico che si è dimostrato maggiormente efficace del torymus ed in tempi più celeri».

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