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20151217_102508Un taglio corposo alle tasse che gravano sulle imprese agricole. E’ questo uno dei principi cardine della legge di stabilità 2016 (approvata il 22 dicembre, ndr) vista con soddisfazioni dalle principali organizzazioni agricole e dal ministro Maurizio Martina, che parla già di svolta fiscale senza precedenti.

La pressione tributaria viene tagliata oltre del 25% nel settore agricolo nell’anno di Expo – commenta il ministro – grazie alle scelte fatte con questa legge raggiungiamo un obiettivo importante di riduzione tributaria per latutela reale del reddito dei nostri  agricoltori, in un passaggio delicato per il settore e a sostegno del rilancio di investimenti e occupazione. Proprio così l’agroalimentare italiano è oggi al centro delle politiche economiche e di sviluppo del Paese come non accadeva da anni”.

Analizzando nel dettaglio la legge di stabilità sul versante agricolo, la misura più rilevante è l’abolizione di Imu e Irap dei terreni agricoli, prevista con lo stanziamento di 600 milioni di euro. Crescono le compensazioni Iva per le produzioni di latte e carni fino al 10%, con una spesa di oltre 50 milioni di euro. Viene esteso il credito d’imposta per gli investimenti produttivi anche all’agricoltura e alla pesca nelle aree del Mezzogiorno, mentre è previstal’estensione degli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato anche nel settore agricolo.

Viene rifinanziata la cassa integrazione della pesca per 18 milioni di euro per il 2016, mentre viene confermato il budget di 140 milioni di euro in due anni a sostegno delle assicurazioni contro le calamità. Per quanto ilprogramma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura 2013-2015, all’interno della legge di stabilità è prevista la proroga del piano con un rifinanziamento di 3 milioni di euro nel 2016.

45 milioni di euro sono poi destinati al rinnovo delle macchine agricole, con un fondo, creato presso l’Inail, destinato a finanziare gli investimenti per l’acquisto o il noleggio con patto di acquisto di macchine o trattori agricoli. Infine, a livello amministrativo, per incrementare l’accesso al credito delle imprese agricole, l’Istituto sviluppo agroalimentare (Isa) e la Società gestione fondi per l’agroalimentare (Sgfa) saranno incorporati in Ismea.

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caldo-afa-cambiamento-climatico-estate-sole-termometro-by-tcsaba-fotolia-750A causa del surriscaldamento sono arrivate in Italia le prime coltivazioni di banane e avocado ma sono a rischio le piante di cacao dell’Africa occidentale dove il clima sta diventando più secco e l’effetto serra taglia la resa delle colture di orzo e luppolo per la birra in Belgio e Repubblica Cecaed anche i produttori di champagne francesi sono in allarme per l’aumento delle temperature di quasi 1,2 °C negli ultimi 30 anni nella zona di coltivazione tanto che autorevoli studiosi hanno ipotizzato lo spostamento fino in Inghilterra della zone di coltivazione più idonee. E' quanto affermaColdiretti in relazione a quanto emerso al summit mondiale degli agricoltori "Agricoltura e cambiamento climatico" organizzato a Parigi dall'Organizzazione mondiale degli agricoltori (Oma), dal Comitato delle organizzazioni professionali agricole dell'Unione europea (Copa) e dal Consiglio dell'agricoltura francese in occasione del vertice Cop21 di Parigi.

L'agricoltura è l'attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli"  ha afffermato il presidente  Coldiretti e vice presidente del Copa Roberto Moncalvo nel sottolineare "si tratta però di una sfida per tutti che può essere vinta solo se si afferma unnuovo modello di sviluppo più attento alla gestione delle risorse naturali nel fare impresa e con stili di vita più attenti all'ambiente nei consumi, a partire dalla tavola".

Il riscaldamento del pianeta ha effetti anche sui prodotti tipici perché provoca il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per lastagionatura dei salumi, per l'affinamento dei formaggi o l'invecchiamentodei vini. Secondo un'analisi Coldiretti, negli ultimi trent'anni il vino italiano è aumentato di un grado ma si è verificato nel tempo un anticipo dellavendemmia anche di un mese rispetto al tradizionale mese di settembre, smentendo quindi - sottolinea Coldiretti - il proverbio “ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina”, ma anche quanto scritto in molti testi scolastici che andrebbero ora rivisti. Il caldo ha cambiato anche ladistribuzione sul territorio dei vigneti che tendono ad espandersi verso l’alto con la presenza della vite a quasi 1200 metri di altezza come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop.

Si è verificato nel tempo - continua Coldiretti - anche un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l'olivo che è arrivato alle Alpi. E’ infatti in provincia di Sondrio, oltre il 46esimo parallelo, l’ultima frontiera nord dell’olio d’oliva italiano. Negli ultimi dieci anni - spiega Coldiretti - la coltivazione dell’ulivo sui costoni più soleggiati della montagna valtellinese è passata da zero a circa diecimila piante, su quasi 30 mila metri quadrati di terreno. Nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee. Una situazione che - rileva Coldiretti - ha avuto effetti straordinari in Sicilia dove Andrea Passanisi ha trasformato in opportunità il clima ormai torrido, coltivando i primi avocado made in Italy, frutto tipicamente tropicale, aGiarre ai piedi dell’Etna. A Palermo invece - conclude Coldiretti - grazie al microclima e alla posizione soleggiata, Letizia Marcenò, che ha sempre voluto puntare sulla diversificazione aziendale, riesce addirittura produrre le prime banane nostrane.

fonte coldiretti

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agricoltura-computer-k4OE--258x258@IlSole24Ore-WebGiovani, donne e innovazione, sono le leve della nuova agricoltura che, nonostante la crisi, continua a mantenere le sue doti anticicliche e la capacità di essere un asset strategico per la crescita. Negli ultimi tre anni infatti sono spuntate 117mila nuove aziende (106mila agricole e 11mila nell'agroalimentare), il 15% condotte da giovani e con una componente femminile del 9%: le donne infatti rappresentano oltre il 30% del totale degli imprenditori del settore. I dati emergono da una indagine del Censis e della Cia (Confederazione italiana degli agricoltori) presentata oggi a Roma. I numeri tracciano l'identikit di un settore – come ha spiegato il direttore generale del Censis, Giuseppe Roma – in lenta e profonda ristrutturazione all'insegna del consolidamento strutturale.

di Annamaria Capparelli - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/dLcIB

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