Curiosità, Citazioni, Aforismi

20170629_135945Ho il piacere di presentarvi, all'interno del mio sito professionale, la mia piccola azienda vitivinicola. Si trova in Toscana e più precisamente a Cecina (Livorno) a 4 km dal mare.

Il vigneto di un ettaro ha una giacitura in parte pianeggiante e in parte leggermente declive. I vitigni a bacca rossa coltivati sono Merlot, Sangiovese, Syrah; mentre il Vermentino è l'unico vitigno a bacca bianca. Seguo direttamente le operazioni colturali; solo i trattamenti fitosanitari , concimazioni e le lavorazioni del terreno vengono effettuate da un amico in forma conto-terzista.

L'azienda non possiede la certificazione di agricoltura biologica, ma il principio su cui si fonda il mio lavoro e quindi la conduzione del vigneto è comunque quello del rispetto dell'ambiente, della pianta e della sua fisiologia. Gli interventi fitosanitari sono ridotti al minimo; ogni mia scelta infatti, dalla potatura invernale alla concimazione e dalla gestione della parete fogliare a quella delle uve, ha l'intento di "rafforzare" la pianta: una pianta in salute e ben gestita è sicuramente meno soggetta ad attacchi da parte di insetti e funghi.

Il 2016 è l'anno della prima raccolta per l'azienda "Il Dilucolo". I vini in bottiglia prodotti:

- IGT COSTA TOSCANA VERMENTINO 2016

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- IGT COSTA TOSCANA ROSSO 2016

Polìzelo etichetta

 

 

 

 

 

 

 

Il nomi dell'azienda e dei vini sono nati per gioco, insieme al mio caro amico Marco Arzilli il quale mi ha dato l'idea di ricercarli tra le parole desuete della nostra lingua italiana. Da questa idea è iniziata quindi la ricerca, attraverso internet e alcuni libri, di questi nomi: così quando ho trovato che "Il Dilucolo" indica il primo albeggiare ho pensato subito che questo poteva essere il nome della mia azienda.......spesso, infatti, lavorando nelle primissime ore del mattino nella vigna mi sono trovato ad ammirare l'alba che sembra nascere proprio da questa collina.

"Facòndia" - facilità di parola, scioltezza ed eleganza di espressione - ho pensato potesse richiamare appunto i profumi e l’eleganza di questo Vermentino, insieme alla componente alcolica che come sappiamo può “facilitare la comunicazione”.

"Polìzelo" - atteso con ansia e trepidazione - rende bene l'idea della curiosità con cui ho atteso, appunto, questo vino.....frutto di un’attenta selezione delle uve rosse Merlot e Sangiovese prodotte e per la cura della vinificazione.

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Vi invito quindi con grande piacere a seguire questa azienda, anche attraverso la pagina facebook "Il Dilucolo"

 

ANTONIO DE MASI

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caldo-afa-cambiamento-climatico-estate-sole-termometro-by-tcsaba-fotolia-750A causa del surriscaldamento sono arrivate in Italia le prime coltivazioni di banane e avocado ma sono a rischio le piante di cacao dell’Africa occidentale dove il clima sta diventando più secco e l’effetto serra taglia la resa delle colture di orzo e luppolo per la birra in Belgio e Repubblica Cecaed anche i produttori di champagne francesi sono in allarme per l’aumento delle temperature di quasi 1,2 °C negli ultimi 30 anni nella zona di coltivazione tanto che autorevoli studiosi hanno ipotizzato lo spostamento fino in Inghilterra della zone di coltivazione più idonee. E' quanto affermaColdiretti in relazione a quanto emerso al summit mondiale degli agricoltori "Agricoltura e cambiamento climatico" organizzato a Parigi dall'Organizzazione mondiale degli agricoltori (Oma), dal Comitato delle organizzazioni professionali agricole dell'Unione europea (Copa) e dal Consiglio dell'agricoltura francese in occasione del vertice Cop21 di Parigi.

L'agricoltura è l'attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli"  ha afffermato il presidente  Coldiretti e vice presidente del Copa Roberto Moncalvo nel sottolineare "si tratta però di una sfida per tutti che può essere vinta solo se si afferma unnuovo modello di sviluppo più attento alla gestione delle risorse naturali nel fare impresa e con stili di vita più attenti all'ambiente nei consumi, a partire dalla tavola".

Il riscaldamento del pianeta ha effetti anche sui prodotti tipici perché provoca il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per lastagionatura dei salumi, per l'affinamento dei formaggi o l'invecchiamentodei vini. Secondo un'analisi Coldiretti, negli ultimi trent'anni il vino italiano è aumentato di un grado ma si è verificato nel tempo un anticipo dellavendemmia anche di un mese rispetto al tradizionale mese di settembre, smentendo quindi - sottolinea Coldiretti - il proverbio “ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina”, ma anche quanto scritto in molti testi scolastici che andrebbero ora rivisti. Il caldo ha cambiato anche ladistribuzione sul territorio dei vigneti che tendono ad espandersi verso l’alto con la presenza della vite a quasi 1200 metri di altezza come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop.

Si è verificato nel tempo - continua Coldiretti - anche un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l'olivo che è arrivato alle Alpi. E’ infatti in provincia di Sondrio, oltre il 46esimo parallelo, l’ultima frontiera nord dell’olio d’oliva italiano. Negli ultimi dieci anni - spiega Coldiretti - la coltivazione dell’ulivo sui costoni più soleggiati della montagna valtellinese è passata da zero a circa diecimila piante, su quasi 30 mila metri quadrati di terreno. Nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee. Una situazione che - rileva Coldiretti - ha avuto effetti straordinari in Sicilia dove Andrea Passanisi ha trasformato in opportunità il clima ormai torrido, coltivando i primi avocado made in Italy, frutto tipicamente tropicale, aGiarre ai piedi dell’Etna. A Palermo invece - conclude Coldiretti - grazie al microclima e alla posizione soleggiata, Letizia Marcenò, che ha sempre voluto puntare sulla diversificazione aziendale, riesce addirittura produrre le prime banane nostrane.

fonte coldiretti

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grano-pasta-600x400-600x400Nasce a Ferrara uno dei primi progetti di filiera integrata realmente a “Km 0”. Dalle idee imprenditoriali diOttavio di Canossa e dall’impegno di Confagricoltura Bologna, il progetto ha come scopo finale la produzione di pasta secca di semolato, all’interno dell’azienda agricola Cuniola, da oltre un secolo di proprietà dell’antica famiglia di Canossa. Linee di alta qualità – Nella Tenuta Cuniola di San Martino (Fe), oltre 500 ha, 100 sono coltivati a grano duro. Da diversi anni Ottavio di Canossa, che gestisce l’azienda di famiglia, studia varie soluzioni per sviluppare linee di prodotti di alta qualità, utilizzando le produzioni agricole aziendali. Così è nato il progetto di produrre una pasta che si discostasse dai prodotti oggi in commercio per andare oltre il semplice concetto di “base neutra” per l’accompagnamento di sughi e condimenti: «Una pasta che sapesse di pasta» spiega di Canossa. Il primo passo è stato quello di far eseguire a un molino varie prove di macinazione, diverse da quella tradizionale riservata all’ottenimento di quest’alimento. Dopo varie esperienze, la scelta ricade sul semolato, una lavorazione semi-integrale del grano duro, in cui il processo di macinatura è meno aggressivo, restituendo, rispetto alla tradizionale semola, una maggiore quantità di fibre, intorno al 4%, arricchendola di profumi e sapori, ma allo stesso tempo rendendola più delicata della tradizionale semola integrale, in cui le fibre si attestano intorno al 13-14%. Trasformazione in azienda – Fino a questo momento la pasta, trasformata da un pastificio artigianale di Ferrara, era destinata a qualche piccola realtà gastronomica della zona, ma l’alta qualità del prodotto e il crescente favore riscontrato dai consumatori, spingono l’azienda a strutturarsi per trasformare il prodotto direttamente in azienda. Così nel 2014 viene installato un impianto per produrre pasta secca, in modo da chiudere la filiera con un unico passaggio esterno, la molitura. Sperimentare sempre – Il pastificio, sviluppato in collaborazione con la ditta Storci spa di Parma, oltre a produrre la Pasta di Canossa, è impegnato nella ricerca di nuove soluzioni tecnologiche per soddisfare la continua ricerca di qualità, come laboratorio della stessa Storci, ospitando inoltre un centro di formazione per pastai. La pasta è interamente trafilata al bronzo, in diversi formati della tradizione italiana. Ciò consente di avere caratteristiche di ruvidezza ideali, esaltando e rendendo omogeneo il sapore. Inoltre, molta cura è dedicata all’essiccazione, rigorosamente a bassa temperatura, con ricette che variano dalle 14 alle 34 ore, in funzione dei formati, per lasciare inalterate le caratteristiche organolettiche del semolato ed esaltare le peculiari caratteristiche del prodotto finito. La chiusura del ciclo di produzione, partendo dalla materia prima per arrivare al prodotto destinato al consumatore finale, amplifica il valore aggiunto dalla ricerca e dall’innovazione, con un vantaggio economico se paragonato alla semplice produzione e vendita di cereali. Solo grano aziendale – Una delle caratteristiche peculiari della “Pasta di Canossa” è la tracciabilità: su ogni confezione si trovanotutte le date importanti della vita del grano, dalla semina, alle varie fasi fenologiche, fino alla macinazione e trasformazione in pasta. Ciò è reso possibile dall’utilizzo esclusivo del grano prodotto dall’azienda agricola, di cui viene seguito scrupolosamente tutto il ciclo. Di Canossa lo definisce “Cycle-life” della pasta ed è la vera garanzia per il cliente di consumare un prodotto a Km 0 di cui ogni “passaggio” è noto: «Il percorso che il grano ha compiuto prima di diventare pasta». Il continuo processo di ricerca della qualità e della trasparenza prosegue, oltre che nella sperimentazione di nuovi prodotti, anche nell’intento di fornire maggiori garanzie al consumatore, assicurati da due percorsi attivati dall’azienda: la certificazione per la sicurezza agroalimentare FSSC 22000 e la rintracciabilità nella filiera ISO 22005.

fonte

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117993_420x270Uav (Unmanned Aerial Vehicle, cioè veicolo aereo senza pilota), Sapr (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto), Apr (Aeromobili a Pilotaggio Remoto), quadricotteri, esacotteri, octotteri. Sono solo alcuni degli acronimi e dei sinonimi utilizzati per definire quelli che più comunemente sono conosciuti come droni e che, nati per l'utilizzo in campo militare, stanno velocemente trovando spazio anche in campo agricolo.

Ma a cosa è dovuto questo crescente interesse? In cosa possono essere utili i droni agli agricoltori? Fondamentalmente i droni possono sostituirsi (o affiancarsi) ai satelliti per fornire immagini, in quanto sono meno costosi ed effettuano rilievi a più alta risoluzione. Quali tipi di rilievi? Innanzitutto vedere una coltura dall'alto fotografa lo stato sanitario delle piante molto meglio che non a occhio nudo. Ma soprattutto, grazie ai dispositivi con cui si possono equipaggiare i droni (termocamere, fotocamere, sensori ecc.) si scattano immagini multispettrali e si catturano dati nello spettro dell'infrarosso e in quello visibile, creando così una visione complessiva della coltura che mette in evidenza differenze tra piante in salute e piante stressate. Tutti i dati raccolti, infatti, vengono gestiti da appositi software e, come per tutti i sistemi di agricoltura di precisione, utilizzati ai fini di una gestione agronomica ottimale. Negli ultimi mesi si stanno rapidamente susseguendo convegni e conferenze sull'utilizzo di questi velivoli in agricoltura. L'ultimo si è svolto a Roma, nell'ambito di un programma dal nome “Roma Drone Conference”, e ha avuto come protagonisti i costruttori di droni (e accessori correlati). «Se c'è un settore in cui i droni stanno passando rapidamente dalla fase di sviluppo tecnologico a quelle applicativa e commerciale è proprio l'agricoltura di precisione» - ha sottolineato il presidente di Roma Drone Conference, Luciano Castro -. Questo settore, infatti, si sta rivelando di grande interesse in Italia, in particolare per la relativa semplicità dell'utilizzo dei droni in aree agricole considerate 'non critiche' perché disabitate e prive di infrastrutture». A questo proposito l'Enac (Ente nazionale per l'aviazione civile) ha emanato di recente un regolamento specifico per operare in aree rurali non critiche con i droni. «Essere in regola ha un suo valore e offre dei vantaggi, soprattutto in agricoltura - ha ricordato il presidente Enac Carmine Cifaldi. -. Il drone trova la sua collocazione nobile in questo settore e come Enac vogliamo supportarlo». Oltre a certe regole da rispettare (ricordiamo la più importante, non superare i 70 metri di altezza e manovrare il drone entro un raggio massimo di 200 metri), c'è l'obbligo di assicurarsi. La Prs (Pagnanelli Risk Solution) ha elaborato una polizza ad hoc per l'agricoltura, la GrowGreen, che copre contro i rischi di responsabilità civile terzi (con o senza l'irrorazione di sostanze). Indicativamente, nel caso di attività di monitoraggio i premi vanno dai 320 ai 370 euro, a seconda della durata, mentre nel caso di attività di irrorazione si sale a 400-450 euro.

Quanto ai prezzi, sono molto variabili a seconda dei modelli. In ogni caso, al momento più che un acquisto da parte del singolo agricoltore, sembra verosimile un servizio da parte di un contoterzista o degli stessi costruttori.

I protagonisti

In occasione della Roma Drone Conference erano presenti alcuni costruttori di droni, molti dei quali sono partner delle ricerche condotte a livello pubblico. A partire da Ital-Drone (di Ravenna), che come evidenziato nel box in prima pagina, ha presentato assieme ad Adron Technology (di Udine) quello che è stato anche definito il drone contadino, perché progettato appositamente per l'agricoltura. Si chiama AgroDron ed è munito di un sistema automatizzato per la distribuzione di uova di Trichogramma, granuli, sementi e fitofarmaci sotto forma di polveri. Viaggia a una velocità di 8 m/s, per un'efficienza di 10 ettari/ ora, e il serbatoio ovuli ha una capacità di 500 pezzi, con cui si possono coprire 5 ettari. AgroDron è progettato per volare in modo continuativo sostituendo la batteria ogni 20 minuti, tempo che rappresenta l'autonomia di volo. La precisione nella distribuzione è di +/-1 m. Ovviamente AgroDron può anche sorvolare i campi per funzioni più tradizionali legate all'agricoltura di precisione, come l'acquisizione fotogrammetrica e il rilevamento multispettrale-termico per ricavare mappe di vigore sullo stato di salute delle piante, rilevare zone del terreno con eccessiva o carenza idrica ecc. ItalDrone fornisce inoltre gli strumenti necessari con cui equipaggiare i droni, a partire dalla telecamera multispettrale, con mini-PC per la registrazione dei dati, appositamente sviluppato per la spettrometria aerea: rosso, verde e bande Nir forniscono le informazioni necessarie per l'estrazione di indici come l'Ndvi (Normalized Difference Vegetation Index) e il Savi (Soil Adjusted Vegetation Index). Italdrone offre anche la telecamera a infrarossi (termocamera), appositamente sviluppata per la termografia aerea. FlyTop (di Roma) è stata protagonista con i suoi Apr equipaggiati di specifici sensori per l'agricoltura di precisione. Grazie alla partnership con 3D Target, ha potuto presentare al suo stand una serie di FlyNovex equipaggiati con diverse tipologie di sensori, dalle camere multi-spettrali Tetracam e iperspettrali Headwall ai sensori termici Flir, che si integrano con il software di pianificazione della missione FlyTop Manager e con l'elettronica di bordo, al fine di restituire il dato grezzo ottenuto dall'osservazione del terreno arricchito di tutti i necessari metadati. In tema di sensoristica per l'agricoltura FlyTop propone sensori per stima delle produzioni, monitoraggio del contenuto idrico e dell'efficienza delle tecniche di irrigazione, stima dell'effetto dei fertilizzanti, stima di danni biotici e abiotici, piani di gestione forestale, studi di impatto ambientale, stress idrico, analisi fotosintetica delle piante, capacità di ritenzione idrica del suolo e temperatura della copertura vegetale. SkyRobotic (di Terni) ha presentato sistemi Apr specifici per il rilievo ricorrente di dati sulle colture: una piattaforma di gestione dei dati in grado di ottimizzare l'elaborazione e la restituzione di mappe di interpretazione (Nir, Ndvi, di prescrizione) su principali supporti informatici. I dati ad alta precisione rilevati con frequenza dal drone vengono integrati con i dati ricavati da altre eventuali metodologie di rilievo. La piattaforma di storage e trasmissione dei dati ne consente una gestione locale o cloud. Attraverso l'attività di elaborazione vengono prodotte tutte le mappe in terpretative a supporto delle scelte per i trattamenti. I report e gli output vengono resi disponibili su vari dispositivi informatici. Tra i droni esposti da SkyRobotic il modello SF6 ad ala rotante, facile da usare anche dove il terreno presenta asperità e ostacoli grazie al decollo e all'atterraggio verticali. Pensato per l'uso intensivo in ''campo'', ha un'autonomia di 40 minuti di volo e la capacità di rilevare più di 50 ettari per ogni singolo volo. Si possono cambiare sensori in base all'esigenza di rilievo e pianificare il volo in modo automatico con funzioni specifiche per l'aerofotogrammetria. I sensori sono customizzabili per poter dare le risposte spettrali necessarie per il calcolo degli indici, a partire dall'Ndvi.

A proposito di sensori, Menci Software (di Arezzo) è leader nello sviluppo dei software di fotogrammetria per l'elaborazione di dataset di immagini acquisite da Sapr. Rivenditore esclusivo per l'Italia di SenseFly, promuove la sinergia del sistema Aps Suite sia con i dati di acquisizione di eBee (drone SenseFly) che con quelli di qualsiasi altro Sapr. In campo agricolo Menci Software ha presentato il drone eBeeAG, le cui caratteristiche principali sono un'autonomia di volo di 45-50 minuti, una velocità di crociera nominale di 10-25 m/s e la possibilità di equipaggiamento con indicatore di biomassa, indice di area fogliare, valutazione dello stress idrico e delle piante, analisi di concentrazione dei pigmenti, concentrazione dell'azoto, indice Ndvi / Savi, poligonazione e conteggio piante.

Infine, Cloud-Cam by Nuovi Sistemi, specializzata in progettazione, programmazione e sperimentazione dei droni, tra i tanti servizi offre quello del monitoraggio monti, parchi, zone boschive, laghi, fiumi e paludi, oltre al controllo delle frodi agricole. Tra i modelli proposti citiamo l'F8 (definito da Cloud-Cam il drone più piccolo al mondo, portata minima 300 m, massima 1 km, autonomia 8 minuti a pacco batteria), il Phantom2 (monta i sensori di generazione più avanzata, autonomia di 16-18 minuti a batteria a seconda del vento, può montare anche due camere) e l'x8 (un ibrido tra un aliante e un tuttala a delta, ideale per aerofotogrammetrie e monitoraggio di aree molto vaste).

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