L’Agronomo segnala che…

BANNER-LAVORO112Un milione di euro per sostenere la formazione e l’aggiornamento professionale dei giovani professionisti attraverso voucher formativi individuali.

I voucher consentiranno ai lavoratori autonomi intellettuali sotto i 40 anni di ritagliarsi una formazione su misura, iscriversi a corsi tradizionali o in e-learning, come pure a master di primo e secondo livello.  L’ha deciso, su proposta del presidente Enrico Rossi, la giunta regionale che ha approvato gli elementi essenziali per l’adozione dell’avviso pubblico che sarà pubblicato nei prossimi giorni ed avrà validità biennale.

“Per i professionisti più giovani – commenta il presidente della Regione Enrico Rossi – quelli che non hanno ancora una carriera avviata e non possono contare su entrate consistenti, l’aggiornamento professionale e l’innovazione necessaria a rilanciarsi e fronteggiare periodi di crisi, possono risultare un onere economico a volte insormontabile. E’ per dare un concreto alla competitività professionale di questi giovani che abbiamo deciso di mettere risorse su questa misura: si tratta di 700 mila euro per i corsi di formazione e aggiornamento e 300 mila euro per i master. Una misura innovativa che si inserisce nella più ampia strategia a a sostegno del mondo delle professioni e che si intreccia, nel progetto Giovanisì, con le priorità del sostegno all’occupazione e all’autonomia dei giovani”.

Primato toscano Il bando, frutto della collaborazione della Regione con la Commissione regionale dei soggetti professionali, è stato finanziato dalla Regione nell’ambito del Programma operativo Fse 2014-2020 e la Toscana è stata la prima Regione ad utilizzare i fondi strutturali per attivare misure per i liberi professionisti.

Destinatari

Destinatari dell’intervento sono i lavoratori autonomi di tipo intellettuale, iscritti ad albi professionali di ordini e collegi, o ad associazioni professionali riconosciute. In particolare, le linee guida del bando prevedono come requisiti indispensabili il non aver compiuto 40 anni, essere residenti o domiciliati in Toscana, in possesso di partita Iva e iscritti alla gestione separata Inps, iscritti ad ordini, collegi o associazioni professionali.

Interventi

Possono essere finanziate (con avvio entro 120 giorni dalla pubblicazione della graduatoria e conclusioni entro 12 mesi) per le spese di iscrizione a corsi di formazione o aggiornamento, anche in modalità e-learning e a master di primo o secondo livello, presso università o scuole di alta formazione italiane o straniere.
Sono inoltre ammissibili a finanziamento i percorsi formativi individuali rispondenti alle specifiche esigenze del lavoro e della professionalità dei lavoratori.

Entità del contributo

Per attività formative di importo non superiore a 300 euro si prevede il rimborso totale; per spese fra i 300 e i 600 euro, il rimborso è di 300 euro; per spese fino ad un massimo di 2.500 euro il rimborso sarà del 50%.

Valutazione domande

Le domande saranno valutate in base a criteri specifici, sia qualitative che economici e reddituali (Isee, ecc), sia per quanto riguarda i corsi che per i master. che di merito, si per quanto. Sarà stilata un graduatoria sulla base dei punti assegnati. L’avviso avrà validità fino ad esaurimento delle risorse disponibili e comunque fino al 30 giugno 2018, con scadenze trimestrali per la presentazione delle domande.

Il mondo delle professioni in Toscana

In Toscana la densità di addetti nel settore delle professioni liberali è molto alta, seconda soltanto a quella di Regno Unito ed Olanda. Con circa 148 mila iscritti ad Ordini e Collegi professionali (dato 2013-2014), circa 39 professionisti ogni mille abitanti, 4 in più della media nazionale, le professioni rappresentano circa il 20 per cento del Pil. E’ una realtà che, come altre, sta vivendo una fase di grave crisi, legata alle difficoltà congiunturali, in particolare per i giovani.

Cosa fa la Regione

La Toscana si è data, fra le prime regioni in Italia, una propria legge (la 73 del 2008) con l’obiettivo di valorizzare il ruolo sociale ed economico delle professioni e sostenere, in particolare, l’ingresso dei giovani professionisti nel mondo del lavoro. Fra le altre misure, anche queste inserite all’interno di Giovanisì,  è operativo un fondo di garanzia per favorire l”accesso al credito di giovani professionisti nell’avvio di nuove attività, i tirocini e praticantati retribuiti (misura che ripartirà nelle prossime settimane).

 

Comunicato stampa di Barbara Cremoncini, Toscana Notizie

Pubblicato il 22 giugno 2016
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orti1-300x178Saranno nuovi polmoni verdi nel cuore di paesi e città toscane, ma anche spazi di incontro con la natura, laboratori di lavoro agricolo e infine centri di aggregazione. Saranno orti urbani, i“Centomila orti in Toscana” così come li presenta l’iniziativa della Regione Toscana che oggi a Firenze è entrata nella fase operativa.

A Firenze il 12 luglio sono stati illustrati alle oltre 70 amministrazioni comunali che hanno manifestato il loro interesse tutti gli strumenti amministrativi, gestionali e tecnici per poter avviare le pratiche di realizzazione degli orti.

Secondo la proposta della Regione, che ha investito in questa iniziativa 3 milioni di euro, gli orti permetteranno di riqualificare spazi, spesso centrali, di paesi e città offrendo a persone di tutte le età, soprattutto ai giovani, la possibilità di sperimentare concretamente l’amore per la terra e allo stesso tempo a offrire nuovi luoghi di socialità, con l’orto come occasione di incontro, di conoscenza, di condivisione.
Gli orti saranno gestiti da associazioni di volontariato che li affideranno ai cittadini suddividendoli in appezzamenti di dimensioni comprese tra i 32 e i 100 metri quadri.

L’iniziativa è attuata attraverso il supporto tecnico di Ente Terre Regionali Toscane e di Anci Toscana e con la collaborazione dell’Accademia dei Georgofili. Sul sito della Regione Toscana alla pagina dedicata tutte le informazioni sul progetto.

“Con questa iniziativa – ha detto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi – vogliamo sostenere un nuovo modo di vivere la realtà urbana. Gli orti, che fino ad ora occupavano spazi residuali, periferici, entrano nel cuore di paesi e città, per offrire spazi di incontro con la natura e per sostenere un’alimentazione sana e genuina. Inoltre diventano occasione di incontro e di socializzazione per tutte le fasce d’età: noi abbiamo pensato di coinvolgere soprattutto i giovani e gli studenti delle scuole perché questi spazi possano diventare davvero uno spazio di conoscenza a cielo aperto. Questo progetto può davvero avere un grande impatto sotto il profilo culturale, sociale e operativo: anche per questo è uno delle 25 proposte che ho indicato di voler realizzare in questa legislatura. Una proposta che, da oggi, entra nella fase decisiva”.

“L’agricoltura entra nelle nostre città. Ci entra attraverso spazi preziosi, visibili a tutti, in cui gratuitamente tanti cittadini possono direttamente curare” ha evidenziato l’assessore all’agricoltura Marco Remaschi. ” Gli orti sono occasione di promuovere, anche in piccoli spazi, un’agricoltura genuina, di qualità, biologica Un’agricoltura miniaturizzata e diffusa che farà comprendere a tante persone il valore della terra e la bellezza di coltivarla con passione. Tra l’altro con questo progetto metteremo a disposizione non solo gli spazi ma anche tutte le informazioni necessarie sia sotto il profilo tecnico che colturale e gestionale. Così ogni cittadino, anche senza grandi competenze, potrà imparare a curar bene lo spazio che gli sarà assegnato”.

“Anci Toscana – ha aggiunto il vicepresidente di Anci Toscana e sindaco di Terranuova Bracciolini Sergio Chienni – crede molto in questo progetto e si è impegnata a diffonderlo il più possibile. L’esperienza degli orti urbani ha una molteplicità di significati: non è solo destinare un appezzamento di proprietà pubblica alla produzione di ortaggi, ma significa riqualificare spazi urbani con finalità sociali e didattiche. Un progetto che coinvolge più generazioni, che permette di fare aggregazione favorendo la trasmissione di competenze. La sperimentazione avviata nei sei Comuni pilota funziona benissimo: ora saranno coinvolte altre 68 amministrazioni, per un totale di 74 enti, con tanti cittadini che verranno coinvolti nella gestione degli orti. Ringraziamo la Regione per le risorse che ha deciso di destinare al progetto”.

L’iniziativa è giunta all’appuntamento odierno dopo un’intensa fase di gestazione iniziata nell’autunno scorso e che è servita da una parte a predisporre il modello di orto urbano che ora sarà sottoposto alle amministrazioni toscane e dall’altra a iniziare una fase di sperimentazione di questo modello in sei comuni pilota: Firenze, Bagno a Ripoli, Siena, Lucca, Grosseto e Livorno, scelti perché già avevano maturato esperienze in questo campo. Questi comuni, che oggi hanno presentato le loro esperienze avranno anche un ruolo di apripista: hanno già presentato i loro progetti, ricevuto il finanziamento e già in autunno inaugureranno i primi orti. A breve distanza li seguiranno gli altri 68 comuni: per loro la linea di partenza sarà quella del prossimo settembre quando saranno attivati i bandi.

L’ORTO URBANO
Secondo il modello toscano, varato nell’ambito di questo progetto, l’orto urbano è un insieme di appezzamenti di terreno che sono inseriti in strutture (denominate “Complessi di orti”) che si presentano come spazi di socializzazione destinati a persone di tutte le età (soprattutto giovani), centri di aggregazione e di scambio culturale. In quest’ottica nel “Complesso di orti” sono inseriti servizi, spazi comuni, e anche connessioni wi-fi.

L’ORTO, I GIOVANI E GLI STUDENTI.
Contrariamente al pensare diffuso che gli orti siano uno spazio destinato a anziani, il modello toscano riconosce un ruolo fondamentale ai giovani e alle scuole quali motori di iniziative comuni di crescita e sviluppo di tutta la struttura.
Per il giovane, l’orto urbano (e la gestione di Associazioni da questi costituite) è un importante banco di prova e di inserimento nel tessuto connettivo della propria città, nonché di volontariato. Per questo motivo l’iniziativa rientra nell’ambito del progetto Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani . In particolare si inserisce in Giovanisì+, area del progetto dedicata a temi come partecipazione, cultura, sociale e sport

LA GESTIONE
I “Complessi di orti” (ognuno dei quali può contenere al massimo un centinaio di appezzamenti) vengono concessi dal Comune in uso gratuito ad un soggetto (associazioni, fondazioni, cooperative sociali), che ne garantisca la conservazione, la piena funzionalità e la gestione. La selezione del soggetto gestore avviene attraverso un bando pubblico e la successiva sottoscrizione di un disciplinare d’uso, che definisce gli obiettivi che devono essere perseguiti e comprende tutte le prescrizioni e le regole per l’uso degli orti e per la successiva selezione degli ortisti. Anche la successiva assegnazione dei singoli orti avviene attraverso un avviso pubblico: l’assegnazione degli orti avviene a titolo assolutamente gratuito; al limite può essere chiesto di diventare socio del soggetto gestore per garantire la copertura assicurativa .

Sia nella selezione del soggetto gestore dei “Complessi di orti” che nella individuazione degli ortisti i Comuni sono chiamati a dare una priorità ai soggetti che presentano una elevata componente giovanile (età inferiore a 40 anni); sia i bandi per la selezione del soggetto gestore che quelli per l’individuazione degli ortisti saranno pubblicati sulla “Banca della Terra” della Regione Toscana.

IL CONTRIBUTO REGIONALE
La Regione cofinanzia i progetti dei comuni fino a un massimo del 70% ; il contributo oscilla tra un minimo di 30.000 a un massimo di 100.000 euro in base alla popolazione del comune richiedente.

UN PREZIOSO VADEMECUM PER I NEO-ORTISTI
Nell’ambito del progetto è prevista la predisposizione, da parte dell’Accademia dei Georgofili, di due manuali: il manuale degli ortisti, in cui viene dato un aiuto per capire cosa e come coltivare in queste strutture e il manuale per le associazioni, in cui viene presentata l’attività che le associazioni devono effettuare per rispondere al meglio agli obiettivi del progetto.

LA RETE DEGLI ORTI
Gli orti dei comuni aderenti saranno uniti non solo dalla condivisione del progetto ma anche da strumenti di promozione e di informazione. Oggi è stato presentato il logo, e la maglietta identificativa del progetto. Al via uno spazio web all’interno del portale della regione e sui “social” (Facebook, Instagram e Twitter)

LE PROSSIME SCADENZE
A settembre partono i bandi per l’assegnazione degli orti alle associazioni e, successivamente, ai cittadini. Entro la fine dell’anno tutte le risorse regionali saranno impegnate.
I tempi per la realizzazione degli orti saranno, al massimo, di dodici mesi.

I COMUNI CHE HANNO ADERITO
Sono 74 i Comuni, compresi i 6 capofila, che hanno finora aderito all’iniziativa. Ecco l’elenco con la suddivisione per provincia:

Provincia di AREZZO: Arezzo, Castiglion Fiorentino, Poppi, Sansepolcro.
Provincia di FIRENZE: Bagno a Ripoli, Barberino di Mugello, Barberino Valdelsa, Borgo San Lorenzo, Campi Bisenzio, Calenzano, Capraia e Limite, Castelfiorentino, Empoli, Firenze, Fucecchio, Impruneta, Montelupo Fiorentino, Pontassieve, San Casciano Val di Pesa, Scandicci, Scarperia e San Piero, Sesto Fiorentino, Tavarnelle Val di Pesa, Vaglia, Vicchio, Vinci.
Provincia di GROSSETO: Castiglione della Pescaia, Follonica, Grosseto, Massa Marittima, Semproniano.
Provincia di LIVORNO: Castagneto Carducci, Livorno, Marciana Marina, Piombino, Rio Marina, Rosignano Marittimo, San Vincenzo.
Provincia di MASSA CARRARA: Carrara, Comano, Massa, Tresana.
Provincia di LUCCA: Altopascio, Borgo a Mozzano, Camaiore, Capannori, Lucca, Massarosa, Viareggio.
Provincia di PISA: Calci, Cascina, Castelfranco di Sotto, Montopoli, Pisa, Pomarance, Ponsacco, Pontedera, San Giuliano Terme, Santa Croce sull’Arno.
Provincia di PISTOIA: Cutigliano, Montale, Pieve a Nievole, Pistoia, Quarrata, Serravalle Pistoiese.
Provincia di PRATO: Prato
Provincia di SIENA: Asciano, Castelnuovo Berardenga, Montalcino, Montepulciano, Murlo, Sarteano, Siena, Sinalunga.

Comunicato stampa di Tiziano Carradori, Toscana Notizie

Pubblicato il 12 luglio 2016        fonte
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Olive-Oil-Tasting-GlassLa Camera di Commercio di Pisa organizza in collaborazione con A.s.CO.E un corso per assaggiatori di olio di oliva (teorico-pratico) idoneo a fornire l’abilitazione per l’iscrizione nell’ Elenco Nazionale di Tecnici ed Esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini e si pone l’obiettivo di far acquisire nozioni sulle materie di base del settore e sulle caratteristiche fisiologiche dell’olio al fine di riconoscerne pregi e difetti principali.

Al termine verrà rilasciato un attestato di idoneità fisiologica all’assaggio a tutti coloro che avranno frequentato almeno il 85% delle ore di lezione e superato le prove selettive.

Il corso è attualmente in fase di riconoscimento da parte della Regione Toscana.

Per chi è:
Il corso è rivolto a tutti coloro che desiderano acquisire una conoscenza specialistica dell’olio di oliva: produttori olivicoli, titolari o operatori di frantoio, dipendenti o titolari di industrie di trasformazione o imprese commerciali del settore oleario, dipendenti o titolari di strutture ricettive e della ristorazione, agronomi e consulenti di aziende olivicole, appassionati al settore della degustazione dell’olio extravergine di oliva.

Periodo corso: dal 30 giugno al 6 luglio 2016 dalle ore 9.00 alle ore 18.00

Durata corso: 40 ore di lezione

Sede: Camera di Commercio di Pisa – Piazza Vittorio Emanuele II, 5 – Pisa

Quota adesione: euro 500,00 + IVA 22%

Docenza: Dott. Luciano Scarselli – Capo Panel del Comitato di Assaggio della Camera di Commercio di Pisa e altri docenti esperti del settore.

A chi rivolgersi:
Ufficio Agricoltura
Camera di Commercio di Pisa
Piazza Vittorio Emanuele II n.5 56125 Pisa
Tel.050/512220/280
e-mail: agricoltura@pi.camcom.it

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olive-tasting-glassesQuando sentiamo un difetto organolettico in un olio in realtà non stiamo percependo una sola molecola ma un insieme di molecole e a dimostrarlo un'altra volta una ricerca dell'Università californiana di Davis.
La letteratura scientifica sull'argomento è sempre molto ricca e spesso riserva anche qualche sorpresa.
Non sempre, per esempio, i ricercatori sono concordi nell'individuare i composti chiave di un certo aroma o difetto organolettico.
In alcuni casi, rispetto alla letteratura disponibile, si scopre che, a parità di difetto, alcuni composti sono molto presenti in alcuni campioni e non in altri. E' il caso dei 3,4-dietil-1,5-esadiene e 3-etil-1,5-ottadiene, trovati in percentuali sensibili, fino al 22% del totale, in alcuni oli rancidi dall'Università di Davis,

Partiamo da qualche elemento base.

La sensazione di rancido è causata dall'ossidazione o dalla foto ossidazione delle catene di acidi grassi insaturi con conseguente formazione di composti volatili C6-C12.
Altre sensazioni, tra cui riscaldo, muffa e inacetito, sono dovute a fermentazione a carico delle olive. I batteri Clostridium e Pseudomonas sarebbero i maggiori responsabili della formazione delle molecole del riscaldo. I batteri Aspergillus e Penicillium di quello di muffa. Alcuni lieviti, con fermentazioni anaerobiche, possono portare alla formazione del difetto di inacetito-avvinato.

I ricercatori americani hanno cercato di individuare i composti volatili presenti nello spazio di testa dell'olio attraverso analisi complesse, ovvero gascromatografia con combinazione con rilevatore a ionizzazione di fiamma o spettrometria di massa dopo micro estrazione in fase solida o estrazione dello spazio di testa dinamico.

Per quanto riguarda l'olio rancido nello spazio di testa dell'olio sono stati trovati 33 diversi composti. Più precisamente 17 aldeidi (60.18%), 6 alcoli (25.08%), 3 chetoni (3,04%), 2 esteri (4,14%), 1 acido (3.97% ) e 2 terpeni (0.81%).
Inoltre, 3,4-dietil-1,5-esadiene e 3-etil-1,5-ottadiene sono stati rilevati nello spazio di testa di oli di oliva rancidi. Questi dimeri pentenici erano assenti o trovati in tracce in altri campioni di olio difettosi. Resta dunque da capire il loro ruolo nel comporre il difetto organolettico.

Per quanto riguarda l'olio con odor di muffa i composti individuati sono stati 34. Sono state individuate quantità elevate di esteri (37.75%), alcoli (20.21%) e acidi (16.96%). Rispetto a studi precedenti che individuavano in butanoato etile, propanoato etile e acetato di butile i composti maggiormente rappresentativi, i composti dominanti nello studio americano sono stati acetato di Z-3-esenile (23.79 %), acetato di esile (5,48%), acetato di etile (4,27%) e acetato di ottile (4,21%). Acido acetico (11,98%), acetato di etile (4,27%), acido nonanoico (3,50%) ed etanolo (3,44%) sono gli indici di una fermentazione anaerobica causata da Pseudomonas che è stata ritrovata anche nell'olio con odor di muffa.

Pochi dubbi quando si tratta di avvinato, invece. Il composto più presente nello spazio di testa, in senso assoluto, è l'acido acetico (77,95%), conosciuto come il principale prodotto della fermentazione causate da batteri acetici. Significativa, comunque, anche la presenza di acido butirrico (2,35%), acido esanoico (2,58%) e acido pentanoico (0,6%).

Negli oli ottenuti da olive congelate, invece, sono stati trovati alti livelli di limonene, fino al 61,62%. Composti riscontrati solo negli oli da olive congelate α-pinene (0,10%), benzaldeide (0,11%), β-pinene (0,19%), myrcene (2.66 %), phenyloxirane (0,12%), e-β-ocimene (0,56%), benzoato di metile (0,12%) e linalolo (0,39%), myrcene (2,66%), E-β-ocimene (6,26%) e benzoato di metile (0,61%).

Non tutti questi composti, però, sono i responsabili chiave dell'odore di difetto. Per scoprire questi composti è necessario procedere a un'analisi statistica, che tenga conto anche dei valori soglia di questi composti, ovvero dei valori al di sotto dei quali l'odore non è percepibile.

Secondo i ricercatori americani i composti chiave del difetto di rancido sono gli isomeri del 2,4 eptadienale, gli isomeri 2,4 decadeienale, il E-2-nonenale e il E-2-decennale.
Per gli oli con difetto di stantio l'acetato di Z-3-esenil e i composti dell'acido nonanoico.
Per l'avvinato l'acido acetico e quello butirrico.
Il limonene è quello chiave per l'olio da olive congelate.

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olio-oliva-ecopim-studio-fotolia-750x506Distinguere l’olio "vergine" dall’olio "extravergine" negli scambi internazionali? Dal primo gennaio 2017 sarà possibile grazie all’entrata in vigore della nuova nomenclatura combinata.
A darne notizia è Agrinsieme dopo l’incontro tenuto in Commissione Ue nel gruppo di dialogo civile sull’olio.

La voce doganale che oggi combina l’olio vergine extravergine sarà divisa indue codici doganali che consentiranno di tracciare i due prodotti e di dare informazioni più dettagliate sui flussi commerciali internazionali.
Un importante passo avanti nella trasparenza che favorirà i controlli.

La modifica della norma era stata fortemente auspicata dalle organizzazioni di Agrinsieme (Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari) a livello nazionale e dal Copa-Cogeca a livello europeo.
La nuova norma - spiega il coordinamento di Agrinsieme - contribuirà a difendere la qualità, ridurre il rischio di frodi e favorirà una migliore conoscenza delle movimentazioni del prodotto a livello globale.

Mercato dell’olio di oliva
Nella medesima riunione in Commissione Ue - aggiunge Agrinsieme - sono stati resi noti i dati sul mercato dell’olio di oliva: la produzione mondiale per la campagna 2015-2016 si stima di 3.242.000 tonnellate (+33%), di cui 2.303.000 tonnellate a produzione Ue (+61%).
La Spagna si confermerebbe primo produttore con 1.395.000 tonnellate stimate (+66%), a seguire l'Italia con 472mila tonnellate (+112%) e la Greciacon 320mila (+7%).

Per quanto riguarda le esportazioni Ue, nel periodo ottobre 2015-marzo 2016, si stima una forte riduzione tendenziale per il Brasile (-47%) a causa della crisi economica e della svalutazione del real, mentre si prevede un incremento per la Cina (+36%). Gli Usa si confermano la principale destinazione dell’olio europeo ed italiano in particolare.

Quanto al commercio intra-Ue, nel periodo compreso tra inizio ottobre e fine febbraio, sono state 366mila le tonnellate movimentate, con un calo del 21% dovuto anche alla scarsa disponibilità di prodotto.
Dall'Italia verso destinazioni intra-Ue si sono mosse 43mila tonnellate, destinate per il 30% alla Germania.

fonte  Cia - Confederazione italiana agricoltori

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calabria olioIl congresso straordinario dell’AIFO, dopo 20 anni di attività associativa, si è concluso con una affermazione semplice e definitiva: l'olio extravergine artigianale esiste in Italia perché esistono 5000 frantoi oleari, perché si coltivano 500 cultivar, perché si esercita la professione del mastro oleario e quindi l’olio dalle olive può definirsi artigianale quando, in questo specifico contesto, è il risultato della sapiente creatività dell’artigiano, l’unico vero produttore di olio extravergine. Gli altri cosiddetti produttori d’olio in realtà fanno olive (gli agricoltori) o confezionano bottiglie (imbottigliatori e grandi marchi).

Perché abbiamo parlato di specifico contesto? Perché è la realtà del nostro Paese, produttiva e storica, a qualificare e definire il made in Italy, l’olio prodotto italiano.
5000 frantoi per 500 cultivar: sarebbe sufficiente questo dato per mettere fine ad inutili e pretestuose discussioni e riconoscere che la salvaguardia di questo patrimonio è nell’interesse di tutti, o almeno di tutti coloro che vogliono difendere l’olivicoltura nazionale e il diritto dei consumatori a scegliere, tra i tanti diversi oli, quello che gli piace di più.

I delegati al congresso sono stati fortunati perché non hanno dovuto ascoltare la solita nota e stupida contestazione “tutti gli oli dalle olive sono fatti in frantoio”, così come si diceva “tutte le paste sono fatte in un pastificio”.

Ci ha pensato l’Autorità per la concorrenza a fare giustizia di una simile fesseria quando ha sentenziato a proposito della pasta artigianale “…la valutazione delle diciture utilizzate nei messaggi, “pasta artigianale” e “prodotto artigianale”, dipende dall’incidenza relativa e dalla valorizzazione dell’apporto umano, eventualmente legato all’utilizzo di metodologie ed utensili tradizionali, nel sistema di produzione adottato dall’operatore. Sulla base di quanto accertato nel corso dell’istruttoria, è emerso che tutte le società parti del presente procedimento realizzano la propria produzione attraverso procedure diversificate caratterizzate, seppure in misura variabile, dalla significatività dell’apporto umano. In particolare, risulta che le fasi della lavorazione siano effettuate o manualmente o sotto il controllo diretto del personale addetto, con un apporto limitato delle procedure automatizzate, peraltro in certa misura necessarie trattandosi di produzioni in serie, data la natura del prodotto”.

In più, per quanto riguarda l’olio dalle olive, c’è la scelta, che fa il mastro oleario, delle cultivar, della loro selezione e miscelazione ed infine la scelta tra le diverse modalità di produzione per ottenere quello specifico prodotto, il suo extravergine unico e irripetibile.

L'olio artigianale vale oggi il 26% del mercato. Il dibattito ha messo in luce che il problema è quello di farlo riconoscere al consumatore sullo scaffale del supermercato. La domanda è stata girata ai rappresentanti della GDO che hanno seguito i lavori congressuali e la risposta è stata univoca, la definizione in etichetta di prodotto artigianale è un ulteriore elemento di informazione e di trasparenza verso i consumatori. E lo stesso discorso vale per il commercio online. Quindi ben venga. Ma c’è di più, e sarà bene che ne tengano conto coloro che scrivono i decreti delegati per l’attuazione del piano olivicolo, gli investimenti in promozione possono portare l’olio artigianale ad essere il 50% del consumo di olio d’oliva con tutte le positive ricadute che questo può avere sulle coltivazioni e quindi sul commercio delle olive. Ci riflettano gli agricoltori e le loro organizzazioni.

Ora tocca ai frantoiani: mettiamoci la faccia e un po' di orgoglio. Non abbiamo bisogno né di norme, né di autorizzazioni. Abbiamo già una legge (regionale) che riconosce che l’unica impresa, che può definirsi produttore di olio dalle olive, è il frantoio artigiano, una legge che attribuisce la responsabilità del prodotto al mastro oleario e ne istituisce l’albo professionale e abbiamo l’AIFO, una forza associativa in grado di difendere i nostri diritti e gli interessi delle nostre imprese.
“Siamo artigiani, produttori dell’olio artigianale” e allora dalla prossima campagna facciamo un olio secondo i parametri previsti dal consorzio di tutela che dobbiamo fondare e mettiamo sul mercato i nostri tanti e diversi oli artigianali. Poi la parola passa al consumatore.

di Giampaolo Sodano
pubblicato il 27 maggio 2016 in Pensieri e Parole > Editoriali

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cropped-IMG-20160318-WA0037-e1458748197352.jpgDa oggi i professionisti di "ConsulenteAgronomo", in qualità di tecnici di Eurobambù Soc.Coop.Agricola, si occuperanno anche dell'impianto di Bambù Gigante (Phyllostachys Pubescens Edulis).

Un nuovo progetto, quindi, che verrà portato avanti con la passione e la professionalità di sempre ma con l'entusiasmo che accompagna una nuova sfida.  Siamo convinti infatti, in linea con la Mission di Eurobambù, che l'impianto di Bambù gigante per uso industriale, possa ricreare ricchezza per il mondo agricolo e valorizzare i terreni.

La Cooperativa Eurobambù realizza con i suoi associati impianti per la coltivazione di bambù gigante Phyllostachys Pubescens Edulis a scopo industriale.
Dalle istruzioni di base ai servizi chiavi in mano per la piantumazione e il taglio. Lavoriamo sempre su misura delle tue esigenze, per realizzare la nostra visione comune.

La Cooperativa Eurobambù coordina il ritiro del prodotto e si occupa della commercializzazione; cura inoltre lo sviluppo di nuove filiere commerciali.

Perchè impiantare Bambù? e' la pianta con il miglior rapporto di resa legno per ettaro e non ha bisogno di fertilizzanti per la coltivazione, risultando quindi una pianta sostenibile per l’ambiente; limita fortemente l'erosione del suolo; è in grado di catturare 4 volte la CO2 in più rispetto alle foreste producendo il 35% in più di ossigeno; Un prodotto con più di 1.500 applicazioni industriali.

Gli interessati a questo progetto potranno contattarci, discuteremo insieme i termini della realizzazione e gestione dell'impianto.

Cliccando qui è possibile visitare il sito della COOPERATIVA EUROBAMBU'.

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20151217_102508Il Piano olivicolo nazionale era già stato annunciato nella primavera 2015 ma è difficile che veda la luce prima dell'estate 2016.

Il comitato tecnico agricolo della Conferenza Stato-Regioni, infatti, lo ha messo in stand by. La mancata approvazione blocca la possibilità di erogare i 32 milioni di euro previsti dal Piano e destinati, almeno in parte, al rinnovo degli oliveti e all'impianto di nuovi olivi.

Secondo quanto risulta a Teatro Naturale le perplessità degli assessori regionali all'agricoltura, che hanno chiesto un incontro al Ministro Martina, riguardano le potenziali interazioni tra i Piani di sviluppo rurale, in particolare le misure in campo olivicolo, e il Piano olivicolo nazionale.

E' noto che sono le Regioni ad aver in mano la cassa dei Psr e non accettano di buon grado che linee guida possano essere centralizzate presso il Ministero delle politiche agricole.

Il via libera al Piano olivicolo nazionale, dunque, è condizionato a un accordo politico tra il titolare di via XX settembre e gli assessori regionali. Un compromesso non semplice e che richiederà tempo per essere trovato ed attuato.

Gli assessori regionali all'agricoltura, con la decisione assunta il 17 marzo, smentiscono così sia il Ministro Martina sia il Viceministro Oliverio.

Martina aveva addirittura annunciato, durante la presentazione del progetto Extract, che l'approvazione del Piano olivicolo nazionale da parte della Conferenza Stato Regioni sarebbe avvenuta l'8 marzo. In realtà, come risulta a Teatro Naturale, la Conferenza Stato-Regioni non aveva nemmeno calendarizzato il provvedimento per tale data.

E' stato smentito anche il Viceministro Oliverio che, in occasione di Olio Capitale, ha annunciato che i decreti attuativi del Piano olivicolo nazionale sarebbero stati varati appena dopo Pasqua. “Siamo arrivati - ha spiegato Olivero, dando per scontata l'approvazione del Piano - a conclusione del percorso per quanto riguarda il decreto olio e la possibilità di andare ad attuare quelle norme che nell'anno passato abbiamo previsto per sostenere questo comparto".

Non è nemmeno servito il pressing dell'ultimo minuto dei deputati pugliesi del PD. “L’approvazione del Piano olivicolo nazionale non può essere più rinviata. Governo e Regioni devono trovare subito l’accordo che garantisce agli olivicoltori fondi e opportunità di sviluppo”. Lo affermano i deputati pugliesi del Partito Democratico, invitando l’assessore regionale pugliese alle risorse agroalimentari Leo Di Gioia, coordinatore del settore nella Conferenza Stato-Regioni, a “sollecitare tutti i colleghi a farsi carico di questa responsabilità, diventata più gravosa dopo la scelta dell’Unione Europea di incrementare la quota di olio tunisino esente da dazio”.

Gli olivicoltori, insomma, dovranno aspettare per vedere i primi bandi del Piano olivicolo nazionale. Le risorse a loro destinate dovrebbero aggirarsi sui 10 milioni di euro, mentre gli altri 22 milioni, oltre che per Xylella, verranno destinati alle organizzazioni dei produttori per concentrare l'offerta e migliorare la qualità, nonché per un piano di promozione dell'olio extra vergine di oliva Made in Italy.

di T N
pubblicato il 18 marzo 2016 in Strettamente Tecnico > L'arca olearia

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La globalizzazione del mercato agroalimentare ha determinato una crescente attenzione da parte dei consumatori verso i prodotti che andranno ad acquistare, dei quali desiderano conoscere la provenienza geografica, oltre alle caratteristiche organolettiche e alle proprietà nutrizionali. La complessità del mercato ha inoltre consentito un aumento delle frodi e delle contraffazioni nel settore agroalimentare e una conseguente richiesta di disposizioni normative e di tecniche analitiche e di controllo che garantiscano la qualità dei prodotti e la tutela del consumatore. La garanzia di un prodotto agroalimentare si riferisce non solo alla qualità delle materie prime e agli standard di sicurezza della produzione, ma anche alla certificazione della loro provenienza geografica. Esiste un legame indissolubile tra le produzioni agroalimentari italiane di alta qualità e il loro territorio di origine, determinato dalle condizioni geo-climatiche caratteristiche di quel luogo e dalle tecniche agronomiche, di raccolta e produzione che tradizionalmente vi sono praticate. Tra le eccellenze agroalimentari italiane, l’olio extravergine d’oliva rappresenta una delle produzioni locali di maggior pregio economico e nutrizionale e con forte connotazione territoriale. L'olivo, Olea europaea L., è la più importante specie per la produzione di olio nel bacino del Mediterraneo, dove l'Italia è uno dei massimi produttori, ma anche uno dei paesi in cui il rischio di frodi e contraffazioni è elevato. La concorrenza nei prezzi degli oli e delle olive da spremitura prodotte negli altri paesi Mediterranei ha infatti favorito l’immissione in commercio di oli impropriamente dichiarati italiani. Ma truffe e contraffazioni possono verificarsi anche a livello locale qualora sussistano condizioni, sia climatico-ambientali, sia economiche, tali da rendere meno favorevole la produzione.

I marchi DOP e IGP, certificando l’identità territoriale dei nostri oli extra vergine di oliva, guidano il consumatore verso una scelta sicura tra oli con peculiari caratteristiche organolettiche e di origine geografica certa. L’analisi di autenticità e di tracciabilità della provenienza geografica degli oli consente di tutelare i prodotti ad origine controllata e protetta (DOP, IGP, prodotti biologici), garantendone denominazione e sostenibilità economica e tutelando il consumatore da frodi e adulterazioni.

L’Istituto di Biologia Agroambientale e Forestale (IBAF) del CNR è attivo da anni in studi di tracciabilità di prodotti agroalimentari, in particolare di oli extra vergine di oliva italiani, attraverso l’utilizzo di tecniche di spettrometria di massa isotopica (IRMS) applicata alla misura degli isotopi stabili del carbonio, dell’ossigeno e dell’idrogeno. Queste tecniche misurano il rapporto tra due isotopi stabili di uno stesso elemento, quantificandone lo scostamento da uno standard di riferimento. Gli elementi chimici sono presenti in natura con piccole variazioni del nucleo atomico (isotopi) che hanno una modesta influenza nelle reazioni chimiche. Durante le trasformazioni chimico-fisiche si verifica il cosiddetto frazionamento isotopico, cioè una parziale separazione degli isotopi leggeri da quelli pesanti che determina piccole differenze di massa nei prodotti di reazione. I rapporti isotopici nella sostanza organica variano in funzione delle caratteristiche dell’area di origine e registrano le composizioni isotopiche di quell’ambiente e per questo sono considerati potenti traccianti naturali. Basandosi su questo principio è nato negli ultimi anni un nuovo approccio analitico, che combina la spettrometria di massa isotopica e l’uso della tecnologia GIS (Geographical Information Systems) per elaborare modelli geospaziali (isoscape), per comprendere e quantificare la distribuzione spazio-temporale della variabilità isotopica dei sistemi naturali. L’approccio isoscape, termine derivato letteralmente dalla fusione dei termini isotope e landscape, oltre a fornire un’utile rappresentazione cartografica delle variazioni isotopiche rappresenta uno strumento fondamentale di indagine dei processi e delle cause alla base delle variazioni stesse. Oltre che nello studio dei processi ecofisiologici in cui gli isotopi stabili sono coinvolti, questo metodo sta trovando larga applicazione nel settore forense in studi volti ad investigare il traffico di droghe e a verificare la sicurezza e la provenienza di bevande e di alimenti.

In un recente studio, condotto dall’IBAF, l’utilizzo della tecnologia GIS in combinazione con l’analisi degli isotopi stabili del carbonio e dell’ossigeno presenti negli oli ha aperto nuove ed interessanti prospettive nel controllo dell’autenticità e della provenienza geografica degli oli extra vergine di oliva italiani. Sono stati collezionati, in collaborazione con UNAPROL, circa 400 campioni di olio extra vergine di provenienza geografica certificata, prodotti negli anni 2009, 2010 e 2011 in nove regioni italiane. I campioni di olio sono stati rappresentati come dati puntuali tramite il software ArcGIS, note le coordinate geografiche delle aree di provenienza (per semplificazione le aree sono state approssimate ad un punto). I risultati delle analisi isotopiche condotte sui campioni e distinte per singolo anno di produzione sono stati associati ai rispettivi siti di campionamento e integrati in un database geografico. Le funzioni di analisi spaziale proprie degli strumenti GIS hanno consentito di rappresentare la variabilità geografica della composizione isotopica degli oli sul territorio nazionale per i tre anni di produzione. Dati climatici georeferenziati e la mappa della composizione isotopica delle precipitazione sono stati acquisiti ed integrati nel GIS. Questi dati sono stati utilizzati per l’elaborazione del modello, basandosi sul presupposto fondamentale che esista una relazione tra la composizione isotopica degli oli, le variabili geo-climatiche del luogo di produzione e la composizione isotopica delle precipitazioni. Infatti il primo passo è stato definire la funzione matematica che spiega la relazione esistente tra la composizione isotopica degli oli e le variabili geo-climatiche considerate (Figura 1).

I grafici mostrano la relazione di dipendenza esistente tra la composizioni isotopica δ18O degli oli extra vergine di oliva italiani prodotti nel 2009, 2010, 2011 e la composizione isotopica δ18O delle precipitazioni e la variabile climatica considerata (Xi = indice xerotermico).

Tale funzione ha consentito di elaborare il modello geospaziale (modello di regressione), predittivo dei valori della composizione isotopica in tutti i siti del territorio nazionale di presunta origine degli oli. I modelli così elaborati mostrano un elevato potere predittivo per la composizione isotopica dell’ossigeno e del carbonio dell’olio, in relazione sia alla composizione isotopica delle acque di precipitazione che delle variabili climatiche considerate. Sono stati, infine, prodotti output cartografici che rappresentano la variabilità isotopica degli oli sul territorio nazionale (Figura 2).

Variazioni della composizione isotopica δ18O (A) e δ13C (C) di oli extra vergine di oliva italiani prodotti nel 2010, confrontate con l’indice xerotermico (Xi) (in Lauteri et al. 2004) calcolato per il territorio italiano (B). Esiste una forte relazione tra la composizione isotopica degli oli e la variabile climatica considerata (Xi). I modelli consentono di distinguere gli oli provenienti da quattro macro aree geografiche: settentrionale, tirrenica centro-meridionale, adriatica centrale, isole maggiori.

I modelli geospaziali attualmente elaborati consentono di distinguere gli oli provenienti da quattro macro aree geografiche: regione settentrionale, regione tirrenica centro-meridionale, regione adriatica centrale, isole maggiori. Questo approccio sembra molto promettente nel definire un protocollo analitico di controllo delle provenienze geografiche dichiarate sulle etichette per prevenire e combattere le frodi. Per il futuro sarebbe auspicabile la collaborazione tra enti di ricerca e enti ministeriali preposti al controllo alimentare per la creazione di un database geografico completo della composizione isotopica degli oli di oliva certificati italiani e mediterranei, distinti per anno di produzione, per poter elaborare modelli geospaziali sempre più raffinati, intesi come strumenti analitici per autenticare e verificare l’origine geografica dei pregiati oli italiani.

Bibliografia

Camin, F., Larcher, R., Nicolini, G., Bontempo, L., Bertoldi, D., Perini, M., et al. (2010a). Isotopic and elemental data for tracing the origin of European olive oils. Food Chemistry, 58, 570–577.

Chiocchini, F., Portarena, S., Ciolfi, M., Brugnoli, E., Lauteri M. (2016). Isoscapes of carbon and oxygen stable isotope compositions in tracing authenticity and geographical origin of Italian extravirgin olive oils. Food Chemistry, 202, 291-301.

Iacumin, P., Bernini, L., & Boschetti, T. (2009). Climatic factors influencing the isotope composition of Italian olive oils and geographic characterisation. Rapid Communications in Mass Spectrometry, 23, 448–454.

Lauteri, M., Pliura, A., Monteverdi, M. C., Brugnoli, E., Villani, F., & Eriksson, G. (2004). Genetic variation in carbon isotope discrimination in six European population of Castanea sativa Mill. originating from contrasting localities. Journal of Evolutionary Biology, 1286–1296.

Portarena, S., Gavrichkova, O., Lauteri M., Brugnoli, E. (2014). Authentication and traceability of Italian extra-virgin olive oils by means of stable isotopes techniques. Food Chemistry, 164,12-16.

van der Veer G. (2013). Development and application of geospatial models for verifying the geographical origin of food. In P. Brereton (Ed.), New analytical approaches for verifying the origin of food (pp. 60-80). Woodhead Publishing Series in Food Science, Technology and Nutrition, No. 245.

West, J. B., Bowen G. J., Dawson T. E., Tu K. P., eds. (2010). Isoscapes: Understanding Movement, Pattern, and Process on Earth Through Isotope Mapping. New York: Springer. 487 pp

di Francesca Chiocchini
pubblicato il 18 marzo 2016 in Strettamente Tecnico > L'arca olearia

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impollinatori_grandeNel 2014 la quota di colonie di api perse è stata stimata al 17,4%, pari al doppio di quella dell’anno precedente.
La protezione di tali insetti risulta fondamentale in quanto essi, essendo degli impollinatori, sono responsabili della riproduzione dell’80% delle specie vegetali.
La Commissione europea ha incaricato l’ "autorità per la sicurezza alimentare" (Efsa) di compiere nuove valutazioni, che si concluderanno nel 2017, sulla pericolosità dell’uso dei tre pesticidi neonicotinoidi: Clothianidin, Thiamethoxam e Imidacloprid.
Dalle valutazioni precedenti, riferite all’anno 2013, dell’Efsa sull’utilizzo di tali pesticidi la Commissione europea aveva decretato che:
  • è proibito l’uso delle tre sostanze per la concia delle sementi o del terreno su colture che attraggono le api e sui cereali non invernali, sono esclusi gli usi in serra;
  • è proibito il loro impiego anche nei trattamenti fogliari su colture che attraggono le api e sui cereali, tranne che in serra e dopo la fioritura.
Ciò è stato valutato in base alla quantità di residui di agrofarmaci che possono essere rinvenuti negli elementi di cui le api si nutrono: polline, nettare, melata e secrezioni vegetali, come l’acqua di guttazione (l'emissione di acqua in gocce da parte di piante intatte). Tali sostanze attive sono state bandite parzialmente dal mercato dell’Unione europea nel 2013.

Anche negli Stati Uniti l'Agenzia americana per la protezione dell'ambiente (Epa) si è mobilitata avviando valutazioni su Clothianidin, Thiamethoxam oltre al Dinotefuran[1], ed i risultati sono attesi per dicembre 2016.
Fino a questo termine l’Agenzia ha decretato che non verranno approvati nuovi insetticidi neonicotinoidi utilizzati in campo aperto.
In una pubblicazione fatta il 6 gennaio scorso, inoltre, l’Epa ha affermato  che  la molecola imidacloprid è molto pericolosa per le api in quanto i suoi residui – presenti oltre il limite soglia – potrebbero apportare danni anche agli alveari compromettendo, così, la produzione di miele e l’attività impollinatrice.

L’Europa in primis, essendo scaduto il divieto parziale di utilizzo di tali prodotti nel 2015, e gli Stati Uniti hanno una nuova sfida da affrontare nel breve periodo: valutare nuove soluzioni, sulla base delle valutazioni passate, atte ad impedire la moria sempre più precoce e preoccupante delle api.

[1] Dinotefuran è un insetticida di furanicotinyl che rappresenta la terza generazione del gruppo di neonicotinoidi. È stato sviluppato da Mitsui Chemicals , Inc. , e registrato in Giappone il 24 aprile 2002 , la registrazione è stata presentata alla protezione Environment Agency ( EPA ) negli Stati Uniti. È altamente tossico per le api e bachi da seta. Da http://www.mitsuichemicals.com/dinotefuran.htm
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