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caldo-afa-cambiamento-climatico-estate-sole-termometro-by-tcsaba-fotolia-750A causa del surriscaldamento sono arrivate in Italia le prime coltivazioni di banane e avocado ma sono a rischio le piante di cacao dell’Africa occidentale dove il clima sta diventando più secco e l’effetto serra taglia la resa delle colture di orzo e luppolo per la birra in Belgio e Repubblica Cecaed anche i produttori di champagne francesi sono in allarme per l’aumento delle temperature di quasi 1,2 °C negli ultimi 30 anni nella zona di coltivazione tanto che autorevoli studiosi hanno ipotizzato lo spostamento fino in Inghilterra della zone di coltivazione più idonee. E' quanto affermaColdiretti in relazione a quanto emerso al summit mondiale degli agricoltori "Agricoltura e cambiamento climatico" organizzato a Parigi dall'Organizzazione mondiale degli agricoltori (Oma), dal Comitato delle organizzazioni professionali agricole dell'Unione europea (Copa) e dal Consiglio dell'agricoltura francese in occasione del vertice Cop21 di Parigi.

L'agricoltura è l'attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli"  ha afffermato il presidente  Coldiretti e vice presidente del Copa Roberto Moncalvo nel sottolineare "si tratta però di una sfida per tutti che può essere vinta solo se si afferma unnuovo modello di sviluppo più attento alla gestione delle risorse naturali nel fare impresa e con stili di vita più attenti all'ambiente nei consumi, a partire dalla tavola".

Il riscaldamento del pianeta ha effetti anche sui prodotti tipici perché provoca il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per lastagionatura dei salumi, per l'affinamento dei formaggi o l'invecchiamentodei vini. Secondo un'analisi Coldiretti, negli ultimi trent'anni il vino italiano è aumentato di un grado ma si è verificato nel tempo un anticipo dellavendemmia anche di un mese rispetto al tradizionale mese di settembre, smentendo quindi - sottolinea Coldiretti - il proverbio “ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina”, ma anche quanto scritto in molti testi scolastici che andrebbero ora rivisti. Il caldo ha cambiato anche ladistribuzione sul territorio dei vigneti che tendono ad espandersi verso l’alto con la presenza della vite a quasi 1200 metri di altezza come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop.

Si è verificato nel tempo - continua Coldiretti - anche un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l'olivo che è arrivato alle Alpi. E’ infatti in provincia di Sondrio, oltre il 46esimo parallelo, l’ultima frontiera nord dell’olio d’oliva italiano. Negli ultimi dieci anni - spiega Coldiretti - la coltivazione dell’ulivo sui costoni più soleggiati della montagna valtellinese è passata da zero a circa diecimila piante, su quasi 30 mila metri quadrati di terreno. Nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee. Una situazione che - rileva Coldiretti - ha avuto effetti straordinari in Sicilia dove Andrea Passanisi ha trasformato in opportunità il clima ormai torrido, coltivando i primi avocado made in Italy, frutto tipicamente tropicale, aGiarre ai piedi dell’Etna. A Palermo invece - conclude Coldiretti - grazie al microclima e alla posizione soleggiata, Letizia Marcenò, che ha sempre voluto puntare sulla diversificazione aziendale, riesce addirittura produrre le prime banane nostrane.

fonte coldiretti

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trattore-trattori-macchine-agricole-vigneto-generico-by-ewald-froch-fotolia-750Venerdì scorso il Consiglio dei ministri ha approvato, dando così attuazione alla disciplina europea, il nuovo decreto relativo al nuovo sistema di autorizzazioni per impianti viticoli, che partirà dal 1° gennaio 2016 e sarà in vigore fino al 31 dicembre 2030.

Lo strumento, che sostituisce il regime di limitazione agli impianti viticoli gestito attraverso il sistema dei “diritti di impianto e reimpianto”, permetterà il rilascio di autorizzazioni per l’impianto di nuovi vigneti, per i reimpianti e per convertire e utilizzare i vecchi diritti di reimpianto in possesso dei produttori. Il limite massimo annuo di crescita delle superficie vitata nazionale sarà dell’1%.

Al termine del primo anno di applicazione sarà poi effettuata una verifica approfondita al fine di valutare i risultati e apportare, nel caso, modifiche ed integrazioni al fine di migliorare l’efficienza del sistema.

Domenico Zonin, presidente di Unione italiana vini, saluta positivamente l'approvazione del decreto in Cdm.

Ringrazio il ministro Martina per aver sbloccato la situazione riguardo un decreto il cui contenuto riprende le indicazioni di Uiv riguardo l’implementazione nazionale del sistema a partire dal 2016. Attenzione però, al plafond dell’1% di nuove autorizzazioni, ovvero circa 6400 ettari all’anno di nuovi vigneti: potrebbe risultare insufficiente, poiché il nostro Paese ha perso mediamente nell’ultimo decennio 8-9mila ha di vigneto all’anno”.

"Fino al 2020 si dovrà monitorare la conversione dei diritti di reimpianto, in tutto circa 50mila ettari – continua Zonin – per vitare di perdere ulteriore potenziale viticolo. Se il sistema presenterà disfunzionalità dopo i primi due anni di attuazione, non attenderemo il 2023, quando, da Regolamento, la Commissione dovrà fare la prima valutazione, ma chiederemo alla DG Agri di rivedere il sistema in occasione della mid term review della Pac, prevista per il 2017".

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112974E' stata approvata oggi in Senato la Legge di stabilità 2016, con importanti novità per il settore primario. Sono state confermate tutte le più importanti misure per il comparto agricolo per un totale di oltre 800 milioni di euro.

Ringrazio i senatori – ha affermato il ministro Maurizio Martina – per l’attenzione riservata al settore agricolo e della pesca, irrobustendo gli interventi che rendono questa Legge di stabilità davvero a trazione agricola. Abbiamo affrontato concretamente il tema della tutela del reddito delle imprese, mettendo in campo risorse straordinarie che superano gli 800 milioni di euro. Un’operazione che non veniva realizzata da anni di taglio di tasse sui fattori produttivi, con la cancellazione dell’Irap e dell’Imu sui terreni delle aziende agricole. Risorse che potranno essere utilizzate per gli investimenti, l’innovazione e la crescita di un comparto che è e sarà sempre più protagonista del rilancio economico e occupazionale del Paese”.

Le novità dal Senato

Cassaintegrazione per la pesca
Per la tutela del reddito dei pescatori e degli operatori ittici viene rifinanziata la cassa integrazione della pesca per 18 milioni di euro per il 2016.

Rifinanziamento del settore bieticolo-saccarifero
Vengono stanziati 5 milioni di euro in due anni per il finanziamento del settore bieticolo-saccarifero, tenuto conto dell’attuale scenario di mercato del settore e in vista della fine del regime delle quote a livello europeo.

Confermato regime Iva agevolato per i piccoli produttori
Si conferma il regime speciale già vigente dell’Iva per il settore agricolo, per i soggetti passivi con un volume d’affari non superiore a 7.000 euro, recuperando per il settore oltre 18 milioni di euro.

Le principali misure confermate

• Via Irap e Imu sui terreni per le imprese agricole
Tutelare il reddito degli agricoltori e favorire il rilancio immediato degli investimenti: sono questi gli obiettivi del taglio delle tasse sui fattori produttivi con la cancellazione di Irap e Imu sui terreni. 600 milioni di euro che potranno essere così utilizzati dalle aziende per aumentare la competitività, creare occupazione e affrontare con più forza la sfida dei mercati anche internazionali.

Quanto risparmiano le aziende - Casi concreti
Grazie agli interventi stabiliti, le imprese agricole avranno forti risparmi fiscali. Ad esempio un’azienda di produzione di latte in Lombardia, con un fatturato da 400 mila euro, beneficerà di 3.100 euro di taglio Irap, 1.800 euro di taglio Imu, oltre a 5.600 euro di aumento compensazione Iva, per un totale di 10.500 euro di tasse in meno. Risparmio da 8.800 euro, invece, per un’impresa vitivinicola da 12 ettari in Abruzzo, grazie all’eliminazione dell’Irap che costava 4.660 euro e dell’Imu che pesava per 4.220 euro. Anche al Sud l’intervento è molto consistente: per un’azienda agrumicola siciliana di 14 ettari, infatti, ci saranno oltre 12.200 euro di tasse in meno (5.386 euro di Irap e 6.858 euro di Imu).

• Più tutela del reddito: 140 milioni per assicurazioni contro calamità
Per garantire la tutela del reddito degli agricoltori danneggiati da fenomeni di eccezionale avversità atmosferica, viene finanziato con 140 milioni di euro in due anni il programma di agevolazioni assicurative in agricoltura contro le calamità naturali.

• Più innovazione e sicurezza: 45 milioni per rinnovo macchine agricole
45 milioni di euro vengono stanziati per il rinnovo delle macchine agricole, puntando su tecnologie innovative, sicure e sostenibili. Il fondo, creato presso l’Inail, è destinato a finanziare gli investimenti per l’acquisto o il noleggio con patto di acquisto di macchine o trattori agricoli e forestali. La misura ha l’obiettivo di favorire l’innalzamento degli standard di sicurezza a favore dei lavoratori, l’abbattimento delle emissioni inquinanti e l’aumento dell’efficienza delle prestazioni.

• Meno tasse per gli allevatori: 32 milioni per aumento compensazione Iva
Confermato l’intervento inserito nel Piano latte del ministro Martina con l’aumento della compensazione Iva da 8,8% a 10% per i produttori di latte fresco. Il risparmio fiscale conseguente per le aziende del settore vale circa0,5 centesimi di euro per litro venduto.

• Razionalizzazione Enti: accorpamento Isa e Sgfa in Ismea
Dopo l’accorpamento di Cra e Inea nel nuovo Crea, Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, prosegue l’azione di razionalizzazione degli enti collegati al Mipaaf. Per aumentare l’efficienza dell’amministrazione e favorire l’accesso al credito delle imprese agricole, la Legge di stabilità prevede che l’Istituto sviluppo agroalimentare, Isa, e la Società gestione fondi per l’agroalimentare, Sgfa, vengano incorporati nell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, Ismea.

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DSC_1098Una serie di aggiornamenti legislativi ha poi disciplinato l’evoluzione della professione: nel 2004 nasce la figura dell’Imprenditore Agricolo Professionale (I.A.P.), descritta nel D.Lgs. n.99 del 29 marzo 2004.

All’art. 1 del D.Lgs n. 99/2004, così come modificato dal D.Lgs.n. 101/2005, si legge:

È Imprenditore Agricolo Professionale, colui il quale in possesso di competenze e conoscenze professionali, dedichi alle attività agricole di cui all’art.2135 del C.C., direttamente o in qualità di Socio di Società almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e che ricavi dalle attività medesime almeno il 50% del proprio reddito globale da lavoro.

Nel caso delle società di persone e cooperative, ivi incluse le cooperative di lavoro, l’attività svolta dai soci della Società, in presenza dei requisiti suddetti, è idonea a far acquisire ai medesimi la qualifica di I.A.P. e al riconoscimento dei requisiti per i soci lavoratori.

Nel caso di Società di Capitali, l’attività svolta dagli amministratori della Società, in presenza dei predetti requisiti è idonea a far acquisire ai medesimi amministratori, la qualifica di I.A.P.  

Questa figura ha sostituito quella dell’Imprenditore Agricolo a Titolo Principale (IATP), integrando aggiornamenti e diversi benefici, fra cui la possibilità di accedere a una serie di facilitazioni fiscali.

Ma quali sono quindi i requisiti per diventare un Imprenditore Agricolo Professionale? Consulta le schede che seguono per scoprire l’iter da seguire per poter acquisire tale titolo.

Per il conseguimento dell’attestazione di I.A.P., è necessario dimostrare il possesso dei seguenti requisiti:a) Conoscenze e competenze professionali

  • Essere in possesso di Diploma di Laurea in Scienze Agrarie o Forestali, Medicina Veterinaria, Scienza delle Produzioni Animali, Scienza delle Tecnologie Alimentari, o Diploma Universitario nelle medesime aree o ancora Diploma di Istituto Tecnico Agrario o professionale con indirizzo agrario
  • Esercitare attività agricola come titolare, contitolare,coadiuvante familiare, amministratore, lavoratore agricolo per almeno un triennio in data antecedente alla presentazione dell’istanza di riconoscimento della qualifica
  • Aver frequentato con profitto corsi di formazione professionale in Agricoltura, organizzati in attuazione di normative comunitarie, statali o regionali e dove il numero di ore di frequenza del corso varia secondo la regione.

Le Regioni spesso organizzano percorsi di formazione professionale gratuiti.Per partecipare ad un Bando PSR è, invece, necessario impegnarsi a frequentare un corso (oggi esistono anche corsi FAD formazione a distanza attraverso il web) organizzato periodicamente da organismi formativi autorizzati dalle Regioni

b) Dedicare alle attività agricole almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e del proprio reddito globale da lavoro (25% nelle zone svantaggiate)

d) Iscrizione obbligatoria alla gestione previdenziale ed assistenziale per l’agricoltura.

Fino alla data del 22 aprile 2004 l’accertamento dei requisiti per il riconoscimento della qualifica di Imprenditore Agricolo era di competenza dell'Inps. Dal 06 maggio 2004 (D.Lgs 99/2004) tale accertamento e riconoscimento viene demandato alle Regioni.

Qualora il richiedente non sia in possesso di uno o più requisiti, può comunque inoltrare la domanda alla provincia competente ed avviare la procedura di iscrizione, a patto che entro il termine di due anni dimostri di essere in possesso di tutti i requisiti richiesti.

Il termine può essere prorogato di altri due anni, nel caso in cui dovessero verificarsi condizioni particolari come avversità atmosferiche e calamità o a seconda della tipologia di colture dell’azienda.

Oltre agli adempimenti burocratici, chi decide di intraprendere questo percorso deve mettere a punto le strategie migliori per trasformare l’idea in un progetto di successo.Coldiretti Giovani Impresa ritiene anzitutto basilare avere un'idea d’impresa intorno alla quale sviluppare un progetto senza fermarsi alla semplice visione bucolica.Può essere utile considerare l’ampio spettro di opportunità offerte dal settore  - dalle agroenergie fino all’offerta di servizi alle scuole come lefattorie didattiche, ma anche alle pubbliche amministrazioni per la cura del verde.

Confrontarsi con chi ha già fatto esperienze analoghe può invece aiutare a focalizzare meglio l’idea e a coglierne tutte le sfumature.

Occorre poi trasformare l’idea in un progetto di sviluppo imprenditoriale, determinandone obiettivi, risultati attesi e azioni necessarie per raggiungerli. Si tratta di redigere un business planeconomico finanziario accurato e in grado di reggere al mercato e alle richieste di finanziamento pubblico e privato.

Individuato il fabbisogno finanziario complessivo, si passa poi a verificare lealternative dell’acquisto, dall’affitto alla semplice gestione aziendale, considerando anche che ci sono molti agricoltori anziani che non hanno alcuna intenzione di cedere la propria azienda, ma sarebbero disponibili ad eventuali collaborazioni.

L’ultimo aspetto da considerare riguarda la ricerca delle fonti di finanziamento in relazione allo specifico progetto considerato. Le agevolazioni, per la maggioranza dei casi, sono di natura comunitaria e vengono erogate attraverso le regioni con la consulenza dei Centri Caa (Centri autorizzati assistenza agricola).

Qualora si decida di fare richiesta di finanziamento privato, è possibile valutare i pacchetti e le agevolazioni messe a disposizione di Creditagri.

Secondo un sondaggio Coldiretti, il 57% dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (18%) o fare l’impiegato in banca (18%) mentre 4 genitori su 10 consiglierebbero al figlio di fare l’agricoltore.Questi dati evidenziano come l’agricoltura sia diventata protagonista di unnuovo modello di sviluppo incentrato sulla qualità, la diversificazione, le produzioni alternative, la ricerca di nuove fonti di reddito per i giovani, piuttosto che sulle quantità e sulla specializzazione monoproduttiva.Per dare un’idea delle potenzialità imprenditoriali del settore agricolo, riportiamo i principali risultati di alcune importanti rilevazioni che ci restituiscono il quadro conoscitivo e analitico di un settore capace di offrire soluzioni creative, innovative e anche sostenibili per l’ambiente.

L’agricoltura produce il 2.1 per cento del Pil italiano - dichiara l’Isfol nella sua periodica attività d’indagine sugli andamenti economici e le previsioni di occupazione di medio termine. Coldiretti, nel rapporto Lavorare e vivere green in Italia presentato a giugno 2014, rileva che quasi un’impresa agricola italiana su tre è nata negli ultimi dieci anni e il 6.9% dei titolari di impresa ha meno di 35 anni ed è alla guida di 54.480 aziende. Altro dato interessante è quello riportato dall’Istituto nazionale di economia agraria (INEA) nel Rapporto sullo Stato dell’Agricoltura 2014, che fotografa un comparto capace di creare nuovi posti di lavoro, con un +1,8% di occupati nel II trimestre 2014 e un aumento del 5,6% dei dipendenti nello stesso periodo.

Dalla volontà di incoraggiare questa nuova stagione di opportunità nel settore agricolo è nato il portale “Job in country”, gestito dalle Società di servizi delle Federazioni provinciali e interprovinciali della Coldiretti e autorizzato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro in agricoltura.

Con riferimento, invece alla “Garanzia Giovani”, il Ministero del Lavoro ha firmato un Protocollo d'intesa con la C.I.A. (Confederazione Italiana Agricoltori) e l'A.G.I.A. (Associazione Giovani Imprenditori Agricoli) al fine diampliare le opportunità di lavoro, di inserimento nel mondo produttivo e di qualificazione professionale attraverso l'attivazione di misure specifiche come tirocini, contratti di apprendistato e opportunità di autoimprenditorialità.

Un ulteriore incentivo viene dalla pubblicazione della circolare Inps e dalla definizione delle istruzioni operative che dal 10 novembre 2014 permettono di accedere alle misure di agevolazione previste dal Decreto Campolibero,finalizzate al rilancio dell'agricoltura italiana e al ricambio generazionale all'interno del settore primario.

Nello specifico, il Decreto Legge 91/2014 - convertito con modificazioni dalla Legge 116/2014 – sul primo punto ha previsto:

  • Agevolazioni al primo insediamento dei giovani under40 in agricoltura tramite i finanziamenti dell’ISMEA - Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare
  • Fondo di garanzia a prima richiesta per permettere l'accesso al credito alle aziende agricole prive di garanzie sufficienti. In particolare per i giovani agricoltori è previsto l'abbattimento del costo della commissione di garanzia attraverso un contributo di 15.000 euro in regime de minimis
  • Detrazioni al 19% per giovani under 35 che affittano terreni agricoli
  • Mutui a tasso zero per imprese agricole condotte da under 40
  • Credito d'imposta 2014-2016 al 40% per investimenti per e-commerce di prodotti agroalimentari, l’innovazione e le reti d'impresa.
Sul mercato finanziario sono numerose le soluzioni di finanziamento permigliorare un’azienda agricola e proprio in questo ambito hanno particolare importanza le agevolazioni dell’ISMEA, finalizzate a promuovere il ricambio generazionale e la formazione di aziende competitive.L’Istituto, a determinate condizioni, mette a disposizione un insieme di aiuti:

  • Finanziamento agevolato per l’acquisto di un’azienda (definitoPrimo insediamento)
  • Aiuto sotto forma di un contributo a fondo perduto e di un finanziamento agevolato (definito Subentro in agricoltura) a favore di un giovane che assume la conduzione di un’azienda agricola già esistente e che presenti un progetto per il miglioramento della stessa
  • Compartecipazione al rischio d’impresa (definito Capitale di rischio) finalizzato all’ammodernamento e all’ampliamento dell’azienda

Consulta le schede che seguono per conoscere tutti i dettagli relativi alle agevolazioni dell’ISMEA per ampliare, potenziare e ammodernare un’azienda agricola!

Un giovane che voglia mettere su un’azienda agricola ex novo e voglia aumentarne, per esempio, la capacità produttiva per far leva su economie di scala, può usufruire dell’agevolazione denominata Primo insediamento.Il premio è concesso dall’Ismea, nel quadro di un’operazione di leasing finanziario, ai giovani di età compresa tra i 18 e i 39 anni, che devono presentare un piano aziendale per lo sviluppo dell’attività imprenditoriale articolato su un periodo minimo di 5 anni, avendo così la possibilità di accedere ad un mutuo di 15 - 20 - 25 - 30 anni.Il piano deve dimostrare la sostenibilità economica e finanziaria dell’operazione.

Con questa tipologia di finanziamento, è la stessa Ismea ad acquistare il terreno agricolo. Il soggetto richiedente ne diviene proprietario con il pagamento dell'ultima rata e il periodo di decadenza dai benefici è di 5 anni, durante il quale non può recedere dalla conduzione del fondo.

La misura incentivante è applicata su tutto il territorio nazionale nel rispetto della normativa europea ed è denominata "Agevolazioni per l'insediamento di giovani in agricoltura", registrata presso la Commissione Europea con numero SA 40395 ed operativa dalla data di pubblicazione sul sito della DG COMP della Commissione.

Ma a quali condizioni si è ammessi per avere le agevolazioni?

Il piano aziendale, come detto, deve essere articolato in cinque anni e prevedere l’ammodernamento dell’azienda agricola con investimenti finanziati anche da istituti di credito.
I giovani imprenditori dovranno possedere titoli di studio adeguati, capacità manageriali, dovranno dimostrare che per almeno due anni hanno lavorato nel settore, e quindi aver versato i contributi previdenziali.
Nel momento in cui è effettuato l'acquisto del terreno deve essere osservato il Regolamento (CE) n. 1257/99, in materia di sostegno allo sviluppo rurale.

Nel caso in cui le condizioni non vengano soddisfatte al momento della presentazione del piano aziendale, queste devono essere raggiunte entro 3 anni dal momento di concessione dell’aiuto.

L’insediamento deve avvenire successivamente alla presentazione della domanda di ammissione all’agevolazione ed è perfezionato nel momento in cui il giovane agricoltore soddisfi tutti i seguenti requisiti:

  • Iscrizione al regime previdenziale agricolo
  • Apertura di una posizione/attività IVA
  • Iscrizione alla CCIAA nell’apposita sezione riservata alle imprese agricole
  • Assunzione della responsabilità civile e fiscale della gestione dell’azienda agricola

Secondo le previsioni della legge 25/2010, l’IAP decade dalle agevolazioni se, prima che siano trascorsi 5 anni dalla stipula degli atti, cessi di coltivare volontariamente i terreni (fatta eccezione per i casi in cui l’alienazione avvenga a favore del coniuge, dei parenti entro il terzo grado e degli affini entro il secondo, purché si tratti di imprenditori agricoli).

L’ammontare massimo dell’aiuto non può superare i 70 mila euro ed  è concesso da Ismea in due rate in conto interessi nell’arco di un periodo massimo di cinque anni da restituire secondo un piano di ammortamento, di durata variabile, a scelta del soggetto, tra un minimo di 15 anni e un massimo di 30 in rate semestrali.

Per ottenere le agevolazioni, gli interessati devono compilare la domanda online collegandosi al sito Internet dedicato e fornire in via telematica la documentazione richiesta dal portale.

La misura sarà attiva fino ad esaurimento risorse.

Per comprendere meglio tutti i passaggi:

Il subentro in agricoltura, gestito da Ismea e disciplinato dal Titolo I, Capo III, del D.Lgs n. 185 del 21 aprile 2000 (SHAREPOINT), si inserisce nell’ambito delle esigenze del tessuto imprenditoriale agricolo italiano, mirando a facilitare il rinnovamento generazionale del settore. Questa misura serve ad aiutare un giovane che subentra nella conduzione di un’azienda agricola in cui ci sia un ricambio generazionale, un ringiovanimento nella compagine societaria e nell’organo amministrativo, finanziando un progetto di miglioramento della stessa.Chi può presentare domanda?

  • Ditte individuali, iscritte al registro delle imprese della Camera di commercio (sezione speciale Imprese agricole), i cui titolari firmatari abbiano età compresa tra 18 e 40 anni non compiuti al momento della spedizione della domanda, siano residenti nel territorio nazionale e siano in possesso della qualifica IAP
  • Società agricole - di persone, di capitali o cooperative, anche a scopo consortile- titolari di partita Iva; siano iscritte al registro delle imprese della Camera di commercio (sezione speciale Imprese agricole); abbiano per oggetto sociale l’esercizio esclusivo delle attività di cui all’articolo 2135 del Codice civile; indichino società agricola nella ragione sociale o nella denominazione sociale; abbiano una maggioranza assoluta di soci di età compresa tra 18 e 40 anni non compiuti e residenti nel territorio nazionale; siano amministrate da un giovane imprenditore agricolo.

Gli imprenditori che si apprestano a cedere la conduzione dell’impresa, invece, devono essere in possesso legittimo dell’azienda almeno da due anni rispetto alla data di presentazione della domanda, essere iscritti alla Camera di Commercio (sezione imprese agricole) e avere partita IVA.

I progetti per il consolidamento dell’azienda devono avere almeno uno dei seguenti obiettivi: riduzione dei costi di produzione; miglioramento dell’ambiente naturale e delle condizioni d’igiene; miglioramento della qualità della produzione.

Sono esclusi dal finanziamento i progetti che prevedono investimenti di mera sostituzione di beni preesistenti.

Inoltre, non sono concesse agevolazioni a condizioni più favorevoli rispetto a quelle stabilite dai Programmi di sviluppo rurale (Psr) delle regioni interessate.

Infine, l’investimento complessivo da realizzare non può superare l’importo di 1.032.000 euro, Iva esclusa.

Tra i giovani imprenditori e chi cede l’azienda può sussistere anche unlegame di parentela, pur non trattandosi di una condizione necessaria.

Le agevolazioni per il subentro consistono in contributi a fondo perduto(sia in conto investimenti, che come premio di primo insediamento che per l'assistenza tecnica) e in un mutuo a tasso agevolato.

Tutte le informazioni relative al Subentro sono disponibili nella pagina dedicata sul sito dell’ISMEA.

Per approfondire, consulta le FAQ!

Un’ulteriore opportunità che Ismea offre agli imprenditori agricoli (non necessariamente giovani) che vogliono sviluppare, ammodernare e innovare la propria azienda è quella dell’intervento del Fondo di investimento nel capitale di rischio.In cosa consiste? Nell’acquisizione di una partecipazione di minoranza del capitale sociale dell’azienda da parte di Ismea.Quando è più conveniente? Questa tipologia di intervento è più adatta per le piccole e medie imprese (pmi), esclusivamente società di capitali sane, che prevedono progetti, processi e contenuti innovativi (nuova impresa, nuovo prodotto, nuovo mercato).

Come è implicito nella parola stessa, Ismea diviene socio di minoranza dell’impresa (partecipa dunque in toto al rischio di quest’ultima e allagovernance della stessa) accompagnando gli imprenditori senza sostituirsi a questi. Dopo 5 o 7 anni il gruppo imprenditoriale originario riacquista la partecipazione di minoranza detenuta da Ismea.

Alle aziende che beneficiano dell’intervento del Fondo di investimento nel capitale di rischio Ismea richiede le seguenti condizioni relative al governo societario:

  • Rappresentanza in consiglio, o altro organo, di amministrazione
  • Designazione del presidente (o sindaco semplice) del collegio sindacale
  • Obbligo di revisione-certificazione del bilancio da parte di una primaria società di revisione
  • Quorum qualificati e potere di veto in assemblea per materie di particolare rilevanza (ad esempio, finanza straordinaria, veto su key managers, ecc.)
  • Sottoscrizione di patti parasociali

Il Fondo di investimento nel capitale di rischio gestito da Ismea può intervenire fornendo: seed capital (finanziamento prima della fase startup);startup capital (finanziamento per lo sviluppo del prodotto e la commercializzazione iniziale); expansion capital (finanziamento concesso per la crescita e l’espansione di una società allo scopo di aumentare la capacità produttiva).

Per richiedere l’intervento del Fondo di investimento nel capitale di rischio la documentazione è disponibile pagina dedicata sul sito dell’ISMEA.

Per operare con le garanzie è necessario rivolgersi in banca. In ogni caso, tramite l’Ufficio relazioni con il pubblico (Urp) di Ismea è possibile entrare in contatto con gli uffici che gestiscono i fondi di garanzia.

Per comprendere meglio il ruolo della Ismea nell'erogazione di finanziamenti per i giovani imprenditori agricoli, guarda il video informativo dal titolo "Finanziamento imprese agricole, audizione ISMEA".

Associazioni, Consorzi e Federazioni di categoria di agricoltori e allevatoriColdiretti - Organizzazione degli imprenditori agricoli
Confederazione Italiana Agricoltori (C.I.A.)
Confagricoltura - Confederazione generale dell'agricoltura
Confederazione Produttori Agricoli (COPAGRI)
Associazione Italiana Allevatori (A.I.A.)
Confcooperative - Confederazione Cooperative Italiane
Lega delle Cooperative
Anca Legacoop - Associazione Nazionale Cooperative Agroalimentari
AGCI: Associazione Generale delle Cooperative Italiane
UNCI: Unione Nazionale Cooperative Italiane
Ass.ne UN.I.COOP: Unione Italiana Cooperative
Federazione Nazionale Agricoltura (FNA)
Federalimentare - Federazione Italiana dell'Industria Alimentare
FAI Cisl Federazione Agricola Alimentare Ambientale Industriale
FLAI CGIL Federazione Lavoratori AgroIndustria 
UIMEC Unione Italiana Mezzadri e Coltivatori Diretti

Istituzioni e Istituti

Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali
Nona Commissione permanente al Senato (Agricoltura e produzione agroalimentare)
XIII Commissione (Agricoltura) alla Camera dei Deputati
INEA Istituto Nazionale di Economia Agraria
ISMEA Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare
ISA Istituto Sviluppo Agroalimentare
CRA (Consiglio Nazionale per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura)

Istituzioni internazionaliUnione Europea - Agricoltura
EUR-Lex
U.S. Department of Agriculture
Efsa - European Food Safety Authority
Fda - Food and Drug Administration
Fao - Food and Agriculture Organitation of the United Nations
Oecd - Organisation for Economic Cooperation and Developement
Bce - Banca Centrale Europea

 

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effluenti_allevamento-640x360Sul Supplemento Ordinario n. 35 alla Gazzetta Ufficiale n.149 del 30 giugno 2015 è stato pubblicato il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Funzione pubblica dell’8 maggio 2015, che introduce il modello semplificato e unificato per le richieste di Autorizzazione unica ambientale (Aua), già approvato il 26 febbraio 2015 dalla Conferenza Stato-Regioni.

L’Autorizzazione unica ambientale, introdotta a livello nazionale dal Dpr 13 marzo 2013 n. 59, è rilasciata dallo Sportello unico per le attività produttive (Suap) per le piccole e medie imprese e gli impianti non soggetti ad autorizzazione integrata ambientale e integra i seguenti adempimenti ambientali:

1) Autorizzazione agli scarichi di acque reflue industriali (art. 125 D.Lgs n. 152/2006, Codice dell’ambiente);

2) Comunicazione preventiva per l’utilizzazione agronomica degli effluenti derivanti dall’allevamento, delle acque di vegetazione dei frantoi e delle acque reflue provenienti dalle imprese che esercitano esclusivamente attività di coltivazione e/o silvicoltura ovvero di allevamento, nonché dalle imprese dedite a tali attività e alla trasformazione o valorizzazione della produzione agricola;

3) Autorizzazione alle emissioni in atmosfera per gli stabilimenti che producono emissioni (art. 269 del Codice dell’ambiente);

4) Autorizzazione generale alle emissioni in atmosfera scarsamente rilevanti agli effetti dell’inquinamento atmosferico (art. 272 del Codice dell’ambiente);

5) Comunicazione o nulla osta sull’impatto acustico (art. 8 della Legge n. 447/1995 sull’inquinamento acustico);

6) Autorizzazione all’utilizzo dei fanghi derivanti dal processo di depurazione in agricoltura (Decreto Legislativo 27 gennaio 1992, n. 99);

7) Comunicazioni in materia di rifiuti (artt. 215 e 216 del Codice dell’ambiente).

Campo di applicazione e durata

L’Aua è obbligatoria per le imprese di tutte le tipologie e di tutte le dimensioni, ad eccezione di quelle imprese che producono emissioni, per le quali è richiesta l’autorizzazione generale. Un impianto produttivo non soggetto all’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) è soggetto all’Aua anche quando il gestore è una grande impresa.

La richiesta di Autorizzazione unica ambientale è sempre obbligatoria alla scadenza del primo dei titoli abilitativi, ma nel caso l’impianto sia soggetto esclusivamente a comunicazione o ad autorizzazione generale alle emissioni, il gestore ha l’opportunità, tramite il Suap, di non avvalersi dell’Aua e di aderire alle autorizzazioni generali alle emissioni, anche quando l’attività è soggetta anche a titoli abilitativi sostituiti dall’Aua.

La prima domanda di Aua va presentata entro il termine indicato dalle norme di settore del titolo in scadenza, in modo da poter continuare l’attività anche in caso di mancata risposta alla richiesta. L’Aua ha durata di 15 anni dalla data del rilascio e dovrà essere integrata con una dichiarazione di autocontrollo solamente in caso di scarichi pericolosi.

Il modello telematico della Lombardia

La Regione Lombardia ha adottato un modello unico per la presentazione telematica delle istanze Aua, fornendo on line la modulistica regionale unificata e semplificata per la presentazione delle istanze e gli standard di interoperabilità tra i sistemi informativi degli enti coinvolti nel procedimento.

La modulistica unificata regionale Aua si compone di una scheda generale riportante i dati del gestore, della società e dell’impianto oggetto di richiesta e di sette schede settoriali relative ai sette titoli abilitativi accorpati, ottimizzate e razionalizzate nei contenuti tecnici, con un fac-simile delle relazioni da allegare alle singole schede. La modulistica è disponibile sulla piattaforma regionale www.muta.servizirl.it e sul portale nazionale www.impresainungiorno.gov.it.

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Intrieri-Foto-2-600x397Vengono illustrati, in sintesi, i risultati di due esperienze condotte sul vitigno Sangiovese: la prima è relativa agli effetti della defogliazione meccanica basale dei germogli in fase di pre-fioritura; la seconda si riferisce agli effetti della defogliazione meccanica apicale dei germogli in fase di inizio invaiatura.

Le motivazioni per il primo gruppo di indagini sono legate al fatto che il Sangiovese è un vitigno caratterizzato da una fertilità molto alta delle gemme basali e presenta grappoli molto grandi e compatti, facilmente soggetti ad infezioni botritiche. Per queste caratteristiche, i bassi limiti produttivi richiesti dalle norme che regolano le denominazioni di origine (DOC e DOCG) per i vigneti di Sangiovese delle migliori aree della Toscana (8-10 t/ha di uva), possono essere mantenuti solo attraverso un forte diradamento manuale dei grappoli, effettuato all’epoca dell’invaiatura. Questo intervento è comunque molto costoso (30-40 ore uomo/ha/anno) e, generalmente, comporta un aumento della compattezza dei grappoli residui, che pertanto risultano più sensibili agli attacchi botritici.

Le basi fisiologiche della defogliazione basale dei germogli in pre-fioritura sono legate al fatto che in tale fase le foglie adiacenti ai grappoli rappresentano la fonte principale dei nutrienti che sono necessari ai bottoni fiorali per completare il processo di allegagione. L’eliminazione meccanica, totale o parziale, di tali foglie è facile e di costo ridotto (3-4 ore di lavoro/ha), ed è stato sperimentalmente accertato che tale pratica determina una forte riduzione dell’allegagione e della produzione, senza bisogno di ulteriori e costosi interventi di diradamento manuale. I grappoli che si formano sono anche più spargoli, meno soggetti ad attacchi botritici e quasi sempre di qualità migliore (più colore, completa maturazione fenolica).

Il secondo gruppo di ricerche (defogliazione meccanica apicale dei germogli in fase di invaiatura) è motivato dal fatto che i cambiamenti climatici verificatisi negli ultimi dieci anni e l’incremento delle temperature estive hanno fatto sì che in molte aree della Toscana le sommatorie termiche registrate dal mese di aprile al mese di ottobre (espresse in gradi giorno attivi = “degree days”) siano aumentate da circa 1800°C fino a un massimo che in taluni casi ha raggiunto i 2200°C.  Come risultato, l’epoca di vendemmia del Sangiovese, che in passato era di norma verso la fine di ottobre, oggi deve essere spesso anticipata anche di 2-3 settimane per evitare che la gradazione zuccherina sia troppo elevata e che sia troppo bassa l’acidità del mosto. Nonostante l’anticipo della vendemmia, può comunque capitare che il grado alcolico potenziale sia già troppo elevato (attorno ai 14° alcool) e che non si sia ancora completo il corredo aromatico dell’uva e la maturazione fenolica.

Il presupposto fisiologico della utilità della defogliazione apicale all’invaiatura risiede nell’accertata conoscenza che nel periodo estivo la capacità assimilativa che determina l’accumulo zuccherino negli acini è essenzialmente dovuta alle foglie più giovani che si trovano nella zona centrale ed apicale dei germogli. L’eliminazione  di una quota del 30-40% di queste foglie riduce la produzione totale dei carboidrati, rallenta la loro accumulazione all’interno delle bacche e, di fatto, rallenta e normalizza tutto il processo di maturazione.

Le indagini hanno messo in evidenza che per essere efficace la defogliazione apicale deve essere effettuata nella zona al di sopra dei grappoli (per evitare scottature), eliminando una quota del 30% circa di foglie. L’epoca ottimale per l’intervento è all’inizio della invaiatura, quando non più del 50% degli acini è invaiato e il grado zuccherino del succo non ha ancora superato i 14-15 °Brix.

Le prove hanno dimostrato che utilizzando questa tecnica in modo corretto l’accumulo zuccherino viene rallentato e la raccolta può essere convenientemente ritardata, con effetti positivi per il mantenimento di una buona acidità del succo e per il completamento della sintesi aromatica e della maturazione fenolica delle uve.

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Q
uattro mesi fa, esattamente il 17 dicembre 2013, sono stati pubblicati i regolamenti Ue sulla nuova Pac. Ancora oggi, molto agricoltori hanno difficoltà a conoscere quale sarà l’importo dei pagamenti diretti 2015-2020.

Solo dopo le scelte nazionali, saremo in grado di rispondere esattamente a questa domanda, ma già oggi ci sono gli elementi per stimare il futuro dei pagamenti diretti di ogni agricoltore.

Le scelte nazionali

Le decisioni che influiscono sul valore dei pagamenti diretti sono principalmente tre:

– le tipologie di pagamenti diretti;

– la regionalizzazione;

– la convergenza.

Le scelte relative a questi tre punti saranno adottate dalla Conferenza Stato-Regioni entro il 1° agosto 2014. Il dibattito è ancora aperto, ma alcune scelte sono già preannunciate (vedi box) e il Ministro Maurizio Martina ha manifestato l’intenzione di prendere tutte decisioni entro il 15 maggio 2014.

Ipotizziamo alcuni esempi aziendali di pagamenti diretti, partendo da alcuni punti fermi sulle scelte nazionali (vedi box): regione unica, modello di convergenza “irlandese” e greening individuale.

Il modello “irlandese”

Il modello di convergenza “irlandese” prevede un graduale passaggio dagli attuali livelli dei pagamenti diretti verso livelli più omogenei, senza raggiungere un valore uniforme dei pagamenti diretti nel 2019.

Il modello “irlandese” fissa regole per il pagamento di base e per il pagamento greening.

Relativamente al pagamento di base, il modello “irlandese” prevede che (art. 25, Reg. 1307/2013):

– i titoli di ogni agricoltore non potranno diminuire di oltre il 30% rispetto al suo valore unitario iniziale;

– all’anno di domanda 2019 nessun titolo avrà un valore unitario più basso del 60% del valore unitario nazionale al 2019;

– gli agricoltori che ricevono meno del 90% del valore unitario nazionale otterranno un aumento graduale, pari a un terzo della differenza tra il loro valore unitario iniziale e il 90% del valore unitario nazionale nel 2019.

Relativamente al pagamento greening, il modello “irlandese” prevede che gli Stati membri possano fissarlo a livelloindividuale ovvero il pagamento greening sarà calcolato per ogni agricoltore come percentuale del pagamento di base (art. 43, par. 9, comma 3, Reg. 1307/2013).

Di conseguenza, gli agricoltori che avranno un titolo del pagamento di base più elevato, avranno anche un pagamentogreening più elevato.

Nel modello “irlandese” ci sono due parametri importanti: il valore unitario nazionale al 2019 (VUN) e il valore unitario iniziale (VUI).

Il valore unitario nazionale (VUN)

Il valore unitario nazionale (VUN) del pagamento di base si ottiene dalla seguente formula:

VUN = (X / Y) * (P / R)

X = massimale nazionale del pagamento di base nel 2015.

Y = massimale nazionale per il 2015.

R = numero dei titoli all’aiuto assegnati dallo Stato nel 2015 (esclusi quelli della riserva nazionale).

P = massimale nazionale del pagamento di base nel 2019.

Per l’Italia significa circa 167 euro/ha. Questo valore scaturisce dai seguenti calcoli:

– il pagamento di base al 54%, il pagamento greening al 30%, il pagamento giovani agricoltori al 1%, il pagamento accoppiato al 13% e la riserva nazionale al 2%;

– il massimale nazionale per il 2019 a 3,902 milioni di euro;

– il massimale nazionale per il 2015 a 3,704 milioni di euro.

Il valore unitario iniziale (VUI)

Dal 2015 al 2019, il valore dei titoli dipenderà dal loro valore unitario iniziale, calcolato per ogni singolo agricoltore. Il valore unitario iniziale viene fissato nel 2015, ma sulla base degli importi del 2014.

Il valore unitario iniziale (VUI) si ottiene dalla seguente formula:

VUI = (x / y) * (A / B)

x = massimale nazionale del pagamento di base nel 2015;

y = importo dei pagamenti erogati o valore dei titoli a livello nazionale per il 2014.

A = pagamenti ricevuti o valore dei titoli detenuti dall’agricoltore per il 2014.

B = numero dei titoli (= numero ettari ammissibili) nel 2015 a livello nazionale.

Il rapporto (x / y) dipende dallo Stato membro ed è indipendente dalla situazione di ogni agricoltore.

L’Italia sceglierà il “modello irlandese”, con un pagamento di base di circa 54%, a cui si aggiunge il pagamento greening al 30%. In tal caso, il rapporto (x / y) potrebbe assumere un valore di circa 53,3%.

Il rapporto (A / B), invece, dipende dalla situazione individuale di ogni agricoltore.

Il valore A può essere calcolato, a discrezione dello Stato membro, in due modi:

1. a partire dai pagamenti ricevuti dall’agricoltore nel 2014;

2. a partire dal valore dei titoli detenuti dall’agricoltore al 15.05.2014, compresi i titoli speciali.

L’ipotesi più accreditata è che l’Italia scelga il metodo dei pagamenti ricevuti.

In sintesi, è rilevante sottolineare che il valore unitario iniziale tiene conto di due fattori:

– i riferimenti storici, riferiti all’anno 2014;

– il numero di ettari ammissibili riferiti all’anno 2015.

Il valore unitario iniziale non è il valore dei titoli nel 2015, ma è un valore di riferimento di ogni agricoltore che consente di determinare il valore dei titoli per ogni anno dal 2015 al 2020. Se il VUI è inferiore al VUN, i pagamenti diretti aumenteranno dal 2015 al 2019 secondo le regole del modello “irlandese”; viceversa se il VUI è superiore al VUN dal 2015 al 2019 i pagamenti diretti diminuiranno secondo le regole del modello “irlandese”.

Alcuni esempi

Per chiarire l’effetto combinato delle diverse tipologie di pagamenti diretti, della regionalizzazione e della convergenza, si propongono due casi aziendali:

– un giovane agricoltore viticoltore e frutticoltore che non riceve pagamenti diretti nel 2014 (tab. 1 e fig. 1);

– un agricoltore allevatore con titoli di valore elevato nel 2014 (tab. 2 e fig. 2).

L’obiettivo finale del modello “irlandese” è di erogare pagamenti diretti a tutti gli agricoltori attivi e di avvicinare i valori dei pagamenti diretti ad ettaro. In altre parole, di raggiungere un pagamento per ettaro più uniforme, ma questo obiettivo non sarà realizzato entro il 2019, per evitare di penalizzare eccessivamente i beneficiari storici dei pagamenti diretti.

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1c7e3187-e854-4b94-bf6e-44e200ecc1daIn vista dei prossimi bandi del nuovo PSR 2014-2020 è necessario chiarire alcuni termini che spesso sono presenti nelle misure che vengono approvate tramite PSR.
Prima di tutto è necessario chiarire la differenza fra Imprenditore Agricolo Professionale (IAP) e Coltivatore Diretto (CD).
La figura dell’imprenditore agricolo è oggi descritta nel decreto legislativo 228 del 2001
“E’ imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attivita': coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attivita’ connesse. Per coltivazione del fondo, per selvicoltura e per allevamento di animali si intendono le attivita’ dirette alla cura ed allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine.
Registrarsi come imprenditore agricolo professionale IAP è possibile solo se il lavoratore autonomo dedica almeno il 50% del proprio tempo lavorativo e che ricavi dalle attività medesime almeno il 50% del suo reddito annuo. Percentuale che scende al 25% del proprio tempo lavorativo e che ricavi dalle attività medesime almeno il 25% del suo reddito annuo se lo IAP opera in zone considerate svantaggiate.
Oltre a questi due requisiti, l’imprenditore agricolo deve essere in possesso delle qualifiche professionali necessarie per portare avanti la sua attività agricola.
In linea generale, sono riconosciute come competenze professionali necessarie tre anni di lavoro in un’azienda agricola, oppure il possesso di un titolo di studio come una laurea o un diploma superiore ad indirizzo agrario o assimilabile. Il riconoscimento di status di imprenditore agricolo è utile ai fini della tassazione e delle agevolazioni regionali.
L’imprenditore agricolo è obbligato all’iscrizione al registro delle imprese. L’iscrizione va presentata entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.
La modulistica predisposta è divisa in due tipi, a seconda se a presentare l’istanza è una persona fisica o una società. I modelli possono essere scaricati dal sito dell’ Agenzia delle Entrate oppure dal sito delle Finanze.
Da ricordare che ogni attività agricola ha un codice identificativo ATECO. L’imprenditore commerciale è obbligato all’uso dei libri contabili. Gli imprenditori agricoli singoli e le società agricole semplici non hanno l’obbligo di tenere le scritture contabili (art. 2214).

La figura professionale del coltivatore diretto è un lavoratore autonomo impegnato nella coltivazione diretta di unterreno agricolo. Il fondo non necessariamente deve essere di proprietà, può essere affittato e la normativa comprende anche le attività di allevamento.
Per essere riconosciuti tali e per poter essere iscritti nell’appositasezione dell’I.N.P.S., il coltivatore diretto deve impiegare un minimo di 104 giorni lavorativi all’attività e deve essere svolto con abitualità e prevalenza. I lavori necessari devono inoltre esse svolti dal nucleo familiare per almeno un terzo.
Per l’iscrizione negli elenchi dei coltivatori diretti è necessario presentare all’INPS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale) un apposito modello denominato CD1 (dichiarazione aziendale relativa alla conduzione d’impresa diretto coltivatrice (art. 14 della Legge 233/90) entro 90 giorni dalla data d’inizio attività.
Quindi tale figura sociale è riconosciuta a chiunque svolga abitualmente e manualmente la propria attività agricola, di allevamento e attività connesse, a condizione che sia in grado di assicurare, da solo o con il proprio nucleo familiare, almeno un terzo della forza lavoro complessiva richiesta dalla normale conduzione, a qualunque titolo (proprietario, affittuario, usufruttuario, enfiteuta, dell’azienda agricola.
Il coltivatore diretto, a differenza di un imprenditore agricolo professionale che si avvale di manodopera salariata, impiega nella conduzione del suo fondo esclusivamente o prevalentemente manodopera familiare.

Altro termine che ricorre spesso nei bandi del PSR è il termine ULA, acronimo di Unità Lavorative Anno ovvero quante ore/giornate sono necessarie per essere considerato IAP o CD.
Se per il CD ci vogliono 104 giornate per lo IAP le cose cambiano.
La legislazione ha fissato per un lavoratore agricolo monte ore annuo di 1800 ore, quindi per uno IAP 900 ore(50% del proprio tempo lavorativo), che corrispondono a 140 giornate.
Il requisito del tempo dedicato risulta dalle dimensioni delle coltivazioni e/o dagli allevamenti a cui si dedica il richiedente; attraverso le “tabelle regionali dei valori medi di impiego di manodopera”, che riportano il fabbisogno di manodopera per ettaro di superficie o per capo allevato espresso in giornate/anno.
Nel caso l’azienda sia ubicata in Zona Svantaggiata, la percentuale del fabbisogno di manodopera è ridotto al 25 % (quindi 450 ore, che corrispondono a 70 giornate).
Ogni Regione ha le sue Tabelle ULA basta fare una semplice ricerca all’interno del sito della Regione di appartenenza per trovarle. In linea generale nei bandi dello scorso PSR 2007-2013 a tutti i nuovi imprenditori agricoli veniva richiesto un monte ore pari a 1800 per poter diventare imprenditore agricolo. Si presume che la stessa regola venga applicata per il prossimo PSR. Quindi tutti coloro che intendono diventare imprenditore agricolo professionale dovrebbero iniziare già a pensare a come poter raggiungere questo monte ore, attraverso le potenzialità della propria azienda agricola.
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downloadIl ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina aveva indicato tra le priorità dell'agricoltura la semplificazione. E al Vinitaly di Verona sono stati presentati i primi risultati del progetto che prevede una robusta sforbiciata agli adempimenti burocratici. È infatti operativo l'invio con un semplice click della domanda di richiesta di aiuti Pac precompilata. Come avviene per il modello 730 l'agricoltore autonomamente o con l'assistenza dei Caa (centri autorizzati di assistenza agricola) può dare conferma dei dati o correggere le informazioni contenute. Il primo invio all'Agea è stato effettuato dalla kermesse scaligera dal ministro Martina (erano presenti Ezio Castiglione, presidente di Ismea che ha un ruolo chiave nella gestione di Annamaria Capparelli - Il Sole 24 Ore - leggi

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grandi risultatiFIRENZE – Il nuovo Psr, il Programma di sviluppo rurale della Toscana, per gli anni 2014-2020 sta per prendere il via. Stamani a Firenze, nella sede della presidenza della Regione, i punti principali del nuovo strumento di programmazione che porterà in Toscana, complessivamente, da ora al 2020, 961 milioni di euro, sono stati illustrati dall'assessore all'agricoltura e foreste Gianni Salvadori ad una numerosa platea di rappresentanti e funzionari degli enti locali toscani, Unioni di Comuni, Province, Comunità montane.

"Nell'ultimo anno della passata programmazione – ha detto Salvadori aprendo l'incontro – la Toscana ha fatto uno sforzo straordinario ed è riuscita a spendere ben 148 milioni sul Programma di sviluppo rurale 2007-2014, abbiamo superato di 29 milioni l'obiettivo e di questo ringrazio Artea e tutto l'assessorato all'agricoltura della Regione, le associazioni di categoria e tutti voi, per il contributo che è stato dato. Insieme – ha sottolineato – siamo riusciti a garantire alle imprese agricole e agroalimentari della Toscana una mole di finanziamenti di importanza strategica. In passato non era mai stato raggiunto un simile risultato."

Ma il futuro non sarà da meno. "Quest'anno dobbiamo spendere – ha detto ancora Salvadori – 160 milioni di euro e lo faremo coinvolgendo voi e il sistema delle imprese in maniera completamente innovativa. Lunedì prossimo porterò in giunta una delibera che stabilisce il cronoprogramma dei prossimi bandi del nuovo Programma di Sviluppo Rurale, in maniera che le imprese sappiano quando ci saranno i bandi e su che cosa saranno mirati, e potranno impostare meglio gli investimenti."

Ma quali saranno i primi bandi? "I primi – ha aggiunto Salvadori – saranno quelli relativi alla competitività, i bandi per i PIF, piani integrati di filiera e i PIT, piani integrati territoriali, che contiamo di far uscire entro marzo. Vogliamo dare un segnale forte, ovvero che la Toscana è pronta e farà uscire i bandi per garantire alle imprese i finanziamenti, anche se l'Unione Europea non è in grado di sottoscrivere formalmente il PSR almeno fino alla fine di maggio."

Intanto da lunedì prossimo partirà anche la nuova campagna volta a informare tutto il tessuto agricolo e rurale sulle opportunità che verranno messe in campo dal nuovo Programma di Sviluppo Rurale.

Oltre ad una serie di inserzioni sui quotidiani, l'intero territorio della Toscana sarà tappezzato di grandi manifesti che metteranno in risalto il lavoro di squadra che coinvolgerà tutti i soggetti interessati a vantaggio delle aree agricole e rurali. La campagna, che viaggerà anche sugli autobus, recherà lo slogan "L'agricoltura in Toscana- In campo per grandi risultati".

Un breve messaggio spiegherà poi che quasi un miliardo di euro sarà investito in Toscana per assicurare crescita della competitività, sviluppo delle zone rurali e salvaguardia dell'ambiente. "Per una squadra – conclude la campagna – sempre più preparata e vincente."

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