Archivi tag: olio extravergine di oliva

È stato pubblicato dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) il primo bando per l’attuazione del Piano olivicolo nazionale (Pon). Le risorse stanziate ammontano a 4 milioni di euro, destinati a finanziare la realizzazione di progetti che hanno le seguenti finalità:

  • promuovere i regimi di qualità per indirizzare la produzione olivicola nazionale verso obiettivi di sostenibilità sociale, economica, ambientale ed etica per rispondere alle esigenze dei consumatori;
  • informare le aziende olivicole sulle caratteristiche di qualità, sulle forme di garanzia di prodotto e/o di processo, sui metodi di produzione sostenibili adottati nel processo produttivo.

Possono accedere ai contributi le organizzazioni di produttori olivicole e le loro associazioni riconosciute che appartengono alla categoria delle piccole e medie imprese, hanno depositato il proprio bilancio presso la competente Camera di Commercio e non hanno ricevuto aiuti illegali.

Tra le spese ammissibili rientrano gli aiuti per le adesioni ai regimi di qualità (Dop, Igp, Stg, biologico) e gli aiuti per le azioni di formazione professionale e acquisizione di competenze (corsi di formazione, seminari e coaching) e azioni di informazione, compresi gli scambi interaziendali di breve durata nonché le visite di specifiche aziende agricole.

Per ogni progetto presentato viene concesso un contributo massimo pari all’80% delle spese ammissibili. Il progetto deve prevedere un importo complessivo non inferiore ai 200mila euro e non superiore al milione di euro.

I progetti verranno valutati da un’apposita Commissione in base al numero di attività previste (fino a 30 punti), alla qualità (fino a 20 punti), all’ adeguatezza delle risorse umane o organizzative del proponente (fino a 20 punti), al numero di regioni in cui saranno realizzate le attività (fino a 30 punti). Verranno ammessi al finanziamento i progetti che otterranno almeno 50 punti, fino ad esaurimento delle risorse disponibili. Il termine per la presentazione delle domande scade il 28 febbraio 2017.

Varato nel 2015, con uno stanziamento complessivo di 32 milioni di euro, il Piano olivicolo nazionale si pone l’obiettivo di incrementare la produzione italiana di olive e di olio extravergine senza accrescere la pressione sulle risorse naturali, attraverso la razionalizzazione della coltivazione di oliveti tradizionali, il rinnovamento degli impianti e l’introduzione di nuovi sistemi colturali in grado di conciliare la sostenibilità ambientale con quella economica.

Oltre che per l’adesione ai regimi di qualità, il Pon prevede il finanziamento di progetti relativi alla ricerca e alle reti di impresa, per i quali verranno pubblicati altri bandi.

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(© Osservatorio AGR)

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Come sottolineato più volte dalle autorità, dalle forze di polizia e dagli organismi di controllo, nonché dalla magistratura, il Registro Sian, ovvero il registro telematico di carico e scarico dell'olio d'oliva, è utilissimo ai fini del contrasto dell'illegalità nel settore.

Già vissuto con insofferenza da parte degli operatori, per l'ulteriore adempimento amministrativo a loro carico, oltre che per la farraginosità delle procedure informatiche, rischia di venire sempre più in urto o in odio poiché sta diventando l'autovelox del mondo dell'olio.

Al pari di quegli autovelox che vengono piazzati in rettilineo, con il limite di velocità improvvisamente abbassato da 90 a 50 km/orari, così il limite dei sei giorni per la registrazione delle operazioni rischia di divenire un cappio al collo per il settore oleario.

La sensazione è che con certi autovelox i Comuni italiani vogliano solo fare cassa.

La sensazione, che sta emergendo prepotentemente tra gli operatori olivicolo-oleari, è che la Repressione frodi, con il Registro Sian, voglia fare cassa.

Cosa sta accadendo?

Nel corso della campagna olearia ci sono stati segnalati numerosi casi di contestazioni, basate unicamente sul rilievo informatico del Registro Sian, per ritardo nella registrazione delle operazioni. In altre parole, se sono passati più di sei giorni tra la data che compare su DDT o documento fiscale inserito dall'operatore e la data della trascrizione sul Registro Sian, scatta la multa. Un controllo incrociato che può fare anche un semplice programmino, similmente a quanto accade per l'autovelox Tutor in autostrada.

In base all'articolo 7 comma 1 del decreto legislativo 103/2016: “Si applica la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da euro 300 a euro 1.200 a chiunque non rispetti le modalita' di tenuta telematica del predetto registro stabilite nell'ambito dei servizi informativi del sistema informativo agricolo nazionale.

La legge è la legge e in quanto tale va sempre rispettata.

Cosa accade, però, se il cittadino (nel caso di specie l'operatore olivicolo-oleario) non è messo in condizioni di adempiere agli obblighi di legge? Nulla, la sanzione scatta lo stesso.

Ingiustamente, però.

Già perchè nel Registro Sian vi sono i cosiddetti controlli bloccanti. Un errore nella compilazione del modulo informatico non permette l'inserimento dei dati. Spesso il motivo del blocco non è spiegato, oppure è spiegato assai male, con la conseguenza di doversi rivolgere al call center o all'apposito servizio istituito da Agea. Chi ha avuto a che fare con tale servizio sa che, prima di avere una risposta comprensibile e intelleggibile, può passare anche qualche giorno. Il risultato è che il termine dei sei giorni per la registrazione del movimento dell'olio può essere oltrepassato.

In questi casi l'operatore può contestare la multa, offrendo a supporto gli scambi mail nei quali chiedi spiegazioni rispetto ai disguidi informatici che si possono venire a creare con il Registro Sian. Con quali probabilità di successo?

A contestare l'irregolarità è la Repressione frodi e ad applicare la sanzione è la stessa Repressione Frodi.

Ma c'è di più, perchè il citato decreto legislativo 103/2016 all'articolo 10, comma 3 specifica che “Il 50 per cento dei proventi derivanti dal pagamento delle sanzioni amministrative pecuniarie affluiti sul predetto capitolo dell'entrata del bilancio statale e' riassegnato ad apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per essere assegnato al Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualita' e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari per le attivita' di controllo e di vigilanza nel settore oleario.

Insomma la Repressione frodi effettua l'accertamento, applica la sanzione e irroga la multa e intasca il 50% della stessa sanzione amministrativa.

L'effettiva entrata in vigore del decreto, di fatto con la nuova campagna olearia, le nuove attribuzioni, anche pecuniarie, alla Repressione frodi e lo strano attivismo della stessa autorità nelle ultime settimane sono sicuramente una casualità.

Certo gli operatori olivicolo-oleari ricordano bene il detto: “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”

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corso-potatura-olivoSiamo lieti di proporvi e pubblicizzare il CORSO di POTATURA dell'OLIVO a vaso policonico che si terrà il 12-13 febbraio 2017 a Peccioli (PI).

Un corso promosso da ASCOE - Associazione Assaggiatori e Cultori Olio Extravergine di oliva e da TEATRO NATURALE - Magazine su agricoltura biologica, prodotti naturali e mangiare sano; con docenti di grande competenza e professionalità.

Il programma del corso, le informazioni e i contatti per l'iscrizione li trovate sulla locandina.

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città dell olioQualche settimana fa, a Pesaro, in occasione di un convegno su “Biodiversità olivicola – leva di marketing per l’olivicoltura italiana”, organizzato dall’ Enohobby dei Colli malatestiani in premessa della consegna dell’Orciolo d’Oro, il prof. Fontanazza ha parlato di un’Italia che accusa un forte bisogno di Olio extravergine di oliva. Volendo e dovendo dare una risposta alla domanda interna ed esterna di olio extravergine di oliva, ci sarebbe la necessità – a detta del prof. Fontanazza – di impiantare altri 600mila ettari di olivi da aggiungere al milione e poco più di ettari attualmente censiti.

L’illustre relatore ha parlato di nuovi impianti e non degli olivi e oliveti abbandonati che, facendo una ricognizione delle situazioni nelle principali regioni olivetate, sono un buon 40% del milione e più di ettari di olivi censiti. In pratica, tra le superfici da recuperare e quelle da coltivare con nuovi impianti, questo nostro Paese ha un enorme bisogno di olivi (paesaggi) e di olio extravergine (immagine di bontà e salute). Basterebbe solo programmare questo recupero e questa nuova espansione della cultura e dotarsi di una strategia di marketing, sostenuta anche da una rete di strutture permanenti, per fare dell’olivicoltura il momento di rilancio di quell’ “agricoltura contadina”, la sola di cui ha bisogno questo nostro Paese per utilizzare e affermare il ricco patrimonio di biodiversità e l’origine della qualità.

Per procedere seriamente al recupero dell’Appennino che, rischia invece, di apparire ancora una volta osso da rosicchiare e, questa volta definitivamente, per appagare quanti hanno tutto l’interesse di avere in mano questo immenso territorio per altri fini. Viene da pensare alla fascia costiera che, da qualche decennio a questa parte, ha registrato un’accelerazione del processo di furto e abuso del suo territorio con il risultato che il 51% dei litorali italiani è stato divorato da colate di cemento e asfalto. Ben 3.300 chilometri dei 6.500 dalla fascia costiera (dati Legambiente) trasformati in modo irreversibile e, con la nuova legge Madia, questo processo troverà un’accelerazione e non un blocco. Un processo che tocca il resto del territorio italiano che, dopo l’invasione della pianura padana e l’impossibilità nei fatti di procedere, si va alla ricerca di terreno lungo l’Appennino, cioè nel centro e nel sud, e – si guardi bene – non per una nuova occupazione, ma per togliere quella poca che c’è ed è quasi tutta nelle campagne.  Non a caso si parla di un nuovo esodo di 5 milioni di meridionali che – è bene tenerlo presente – è già cominciato con i tanti giovani che staccano il biglietto di solo andata.

Se il territorio – bene di tutti – è la sola ricchezza rimasta, è evidente la necessità di bloccare il furto e la sua distruzione, cioè le due azioni che portano a far scappare i protagonisti veri della nostra agricoltura contadina. Parlo dei tutori di paesaggi, tradizioni e ambienti quali sono sempre stati i coltivatori, e, con essi, a far venire meno il compito primario dell’agricoltura che è quello di produrre cibo, cioè l’energia primaria del mondo animale e dell’uomo in particolare. E, del cibo, quel prodotto unico che è l’olio extravergine di oliva, filo conduttore della Dieta mediterranea, cioè di uno stile di vita che previene malattie e aiuta a stare in salute.

Serve ricordare che il territorio e l’olivo o, se volete, i territori degli olivi e degli oli, hanno ispirato la Carta dei Fondamenti sulla quale è stata costruita l’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio, e il rispetto di questi fondamenti hanno portato a far vivere e rendere vincenti programmi e sogni che sono tanta parte del ruolo svolto dall’Anco nei suoi quasi ventidue anni di vita. Un tempo che ha inciso molto sui processi di crescita, soprattutto culturale, di un mondo, quello dell’olivo e dell’olio, che ha già fatto il giro di boa per cogliere nuovi esaltanti obiettivi.

Si tratta di prendere atto di questa “rivoluzione” e cercare di guidare nel migliore dei modi i processi e, così, rendere sempre più prossimi i traguardi che l’olio deve tagliare da vincitore.

Che fare? Sarebbe bello leggere che il sindaco di una città dell’olio annunci la decisione, presa all’unanimità del Consiglio, di affiancare al nome della città e al simbolo dell’Anco, l’olivina firmata da Ro Marcenaro, la scritta “Territorio intoccabile”. E, anche, che dopo aver proceduto a fare un’analisi della realtà del suo territorio, convoca pubbliche assemblee per riferire del quadro della situazione dell’olivicoltura, e, insieme, discutere sul da farsi per avviare il recupero degli olivi e oliveti abbandonati. Pensare a dar vita a forme associative collegate ai compiti e finalità dell’agricoltura sociale in grado di riportare questi olivi a produrre, per poi raccogliere, trasformare e ottenere un olio da promuovere, valorizzare e mettere a disposizione del consumatore.

Un “territorio intoccabile, città dell’olio”, che rilancia e espande la sua olivicoltura, privilegia i produttori ancora attivi e coinvolge i soggetti svantaggiati per non continuare a vivere il muro del pianto e vedere l’abbandono una volta che le lacrime si sono seccate.

Una, due, dieci, cento città dell’olio sparse sul territorio italiano per ripartire dalle risorse e dai valori di questa miniera d’oro (la sola che abbiamo) e portare avanti un processo di recupero della fiducia, della partecipazione, del dialogo, della voglia di fare, premessa indispensabile per l’altro recupero, che è quello degli olivi e degli oliveti abbandonati.

C’è solo la curiosità di vedere chi inizia e vuole, così, diventare esempio anche per altre situazioni e realtà, e, rispondere con i fatti alle nuove leggi “Agricoltura sociale” e “Biodiversità”, e, anche, ad  altre norme che si possono considerare utili e, come tali, positive, se stimolano il cambiamento e, nel momento in cui aiutano a rendere “intoccabile il territori”, offrono opportunità e un futuro degno di essere vissuto, ripagando così le nuove generazioni.

Pasquale Di Lena
fondatore e presidente onorario delle Città dell’Olio

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olio-oliva-ecopim-studio-fotolia-750x506Distinguere l’olio "vergine" dall’olio "extravergine" negli scambi internazionali? Dal primo gennaio 2017 sarà possibile grazie all’entrata in vigore della nuova nomenclatura combinata.
A darne notizia è Agrinsieme dopo l’incontro tenuto in Commissione Ue nel gruppo di dialogo civile sull’olio.

La voce doganale che oggi combina l’olio vergine extravergine sarà divisa indue codici doganali che consentiranno di tracciare i due prodotti e di dare informazioni più dettagliate sui flussi commerciali internazionali.
Un importante passo avanti nella trasparenza che favorirà i controlli.

La modifica della norma era stata fortemente auspicata dalle organizzazioni di Agrinsieme (Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari) a livello nazionale e dal Copa-Cogeca a livello europeo.
La nuova norma - spiega il coordinamento di Agrinsieme - contribuirà a difendere la qualità, ridurre il rischio di frodi e favorirà una migliore conoscenza delle movimentazioni del prodotto a livello globale.

Mercato dell’olio di oliva
Nella medesima riunione in Commissione Ue - aggiunge Agrinsieme - sono stati resi noti i dati sul mercato dell’olio di oliva: la produzione mondiale per la campagna 2015-2016 si stima di 3.242.000 tonnellate (+33%), di cui 2.303.000 tonnellate a produzione Ue (+61%).
La Spagna si confermerebbe primo produttore con 1.395.000 tonnellate stimate (+66%), a seguire l'Italia con 472mila tonnellate (+112%) e la Greciacon 320mila (+7%).

Per quanto riguarda le esportazioni Ue, nel periodo ottobre 2015-marzo 2016, si stima una forte riduzione tendenziale per il Brasile (-47%) a causa della crisi economica e della svalutazione del real, mentre si prevede un incremento per la Cina (+36%). Gli Usa si confermano la principale destinazione dell’olio europeo ed italiano in particolare.

Quanto al commercio intra-Ue, nel periodo compreso tra inizio ottobre e fine febbraio, sono state 366mila le tonnellate movimentate, con un calo del 21% dovuto anche alla scarsa disponibilità di prodotto.
Dall'Italia verso destinazioni intra-Ue si sono mosse 43mila tonnellate, destinate per il 30% alla Germania.

fonte  Cia - Confederazione italiana agricoltori

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La globalizzazione del mercato agroalimentare ha determinato una crescente attenzione da parte dei consumatori verso i prodotti che andranno ad acquistare, dei quali desiderano conoscere la provenienza geografica, oltre alle caratteristiche organolettiche e alle proprietà nutrizionali. La complessità del mercato ha inoltre consentito un aumento delle frodi e delle contraffazioni nel settore agroalimentare e una conseguente richiesta di disposizioni normative e di tecniche analitiche e di controllo che garantiscano la qualità dei prodotti e la tutela del consumatore. La garanzia di un prodotto agroalimentare si riferisce non solo alla qualità delle materie prime e agli standard di sicurezza della produzione, ma anche alla certificazione della loro provenienza geografica. Esiste un legame indissolubile tra le produzioni agroalimentari italiane di alta qualità e il loro territorio di origine, determinato dalle condizioni geo-climatiche caratteristiche di quel luogo e dalle tecniche agronomiche, di raccolta e produzione che tradizionalmente vi sono praticate. Tra le eccellenze agroalimentari italiane, l’olio extravergine d’oliva rappresenta una delle produzioni locali di maggior pregio economico e nutrizionale e con forte connotazione territoriale. L'olivo, Olea europaea L., è la più importante specie per la produzione di olio nel bacino del Mediterraneo, dove l'Italia è uno dei massimi produttori, ma anche uno dei paesi in cui il rischio di frodi e contraffazioni è elevato. La concorrenza nei prezzi degli oli e delle olive da spremitura prodotte negli altri paesi Mediterranei ha infatti favorito l’immissione in commercio di oli impropriamente dichiarati italiani. Ma truffe e contraffazioni possono verificarsi anche a livello locale qualora sussistano condizioni, sia climatico-ambientali, sia economiche, tali da rendere meno favorevole la produzione.

I marchi DOP e IGP, certificando l’identità territoriale dei nostri oli extra vergine di oliva, guidano il consumatore verso una scelta sicura tra oli con peculiari caratteristiche organolettiche e di origine geografica certa. L’analisi di autenticità e di tracciabilità della provenienza geografica degli oli consente di tutelare i prodotti ad origine controllata e protetta (DOP, IGP, prodotti biologici), garantendone denominazione e sostenibilità economica e tutelando il consumatore da frodi e adulterazioni.

L’Istituto di Biologia Agroambientale e Forestale (IBAF) del CNR è attivo da anni in studi di tracciabilità di prodotti agroalimentari, in particolare di oli extra vergine di oliva italiani, attraverso l’utilizzo di tecniche di spettrometria di massa isotopica (IRMS) applicata alla misura degli isotopi stabili del carbonio, dell’ossigeno e dell’idrogeno. Queste tecniche misurano il rapporto tra due isotopi stabili di uno stesso elemento, quantificandone lo scostamento da uno standard di riferimento. Gli elementi chimici sono presenti in natura con piccole variazioni del nucleo atomico (isotopi) che hanno una modesta influenza nelle reazioni chimiche. Durante le trasformazioni chimico-fisiche si verifica il cosiddetto frazionamento isotopico, cioè una parziale separazione degli isotopi leggeri da quelli pesanti che determina piccole differenze di massa nei prodotti di reazione. I rapporti isotopici nella sostanza organica variano in funzione delle caratteristiche dell’area di origine e registrano le composizioni isotopiche di quell’ambiente e per questo sono considerati potenti traccianti naturali. Basandosi su questo principio è nato negli ultimi anni un nuovo approccio analitico, che combina la spettrometria di massa isotopica e l’uso della tecnologia GIS (Geographical Information Systems) per elaborare modelli geospaziali (isoscape), per comprendere e quantificare la distribuzione spazio-temporale della variabilità isotopica dei sistemi naturali. L’approccio isoscape, termine derivato letteralmente dalla fusione dei termini isotope e landscape, oltre a fornire un’utile rappresentazione cartografica delle variazioni isotopiche rappresenta uno strumento fondamentale di indagine dei processi e delle cause alla base delle variazioni stesse. Oltre che nello studio dei processi ecofisiologici in cui gli isotopi stabili sono coinvolti, questo metodo sta trovando larga applicazione nel settore forense in studi volti ad investigare il traffico di droghe e a verificare la sicurezza e la provenienza di bevande e di alimenti.

In un recente studio, condotto dall’IBAF, l’utilizzo della tecnologia GIS in combinazione con l’analisi degli isotopi stabili del carbonio e dell’ossigeno presenti negli oli ha aperto nuove ed interessanti prospettive nel controllo dell’autenticità e della provenienza geografica degli oli extra vergine di oliva italiani. Sono stati collezionati, in collaborazione con UNAPROL, circa 400 campioni di olio extra vergine di provenienza geografica certificata, prodotti negli anni 2009, 2010 e 2011 in nove regioni italiane. I campioni di olio sono stati rappresentati come dati puntuali tramite il software ArcGIS, note le coordinate geografiche delle aree di provenienza (per semplificazione le aree sono state approssimate ad un punto). I risultati delle analisi isotopiche condotte sui campioni e distinte per singolo anno di produzione sono stati associati ai rispettivi siti di campionamento e integrati in un database geografico. Le funzioni di analisi spaziale proprie degli strumenti GIS hanno consentito di rappresentare la variabilità geografica della composizione isotopica degli oli sul territorio nazionale per i tre anni di produzione. Dati climatici georeferenziati e la mappa della composizione isotopica delle precipitazione sono stati acquisiti ed integrati nel GIS. Questi dati sono stati utilizzati per l’elaborazione del modello, basandosi sul presupposto fondamentale che esista una relazione tra la composizione isotopica degli oli, le variabili geo-climatiche del luogo di produzione e la composizione isotopica delle precipitazioni. Infatti il primo passo è stato definire la funzione matematica che spiega la relazione esistente tra la composizione isotopica degli oli e le variabili geo-climatiche considerate (Figura 1).

I grafici mostrano la relazione di dipendenza esistente tra la composizioni isotopica δ18O degli oli extra vergine di oliva italiani prodotti nel 2009, 2010, 2011 e la composizione isotopica δ18O delle precipitazioni e la variabile climatica considerata (Xi = indice xerotermico).

Tale funzione ha consentito di elaborare il modello geospaziale (modello di regressione), predittivo dei valori della composizione isotopica in tutti i siti del territorio nazionale di presunta origine degli oli. I modelli così elaborati mostrano un elevato potere predittivo per la composizione isotopica dell’ossigeno e del carbonio dell’olio, in relazione sia alla composizione isotopica delle acque di precipitazione che delle variabili climatiche considerate. Sono stati, infine, prodotti output cartografici che rappresentano la variabilità isotopica degli oli sul territorio nazionale (Figura 2).

Variazioni della composizione isotopica δ18O (A) e δ13C (C) di oli extra vergine di oliva italiani prodotti nel 2010, confrontate con l’indice xerotermico (Xi) (in Lauteri et al. 2004) calcolato per il territorio italiano (B). Esiste una forte relazione tra la composizione isotopica degli oli e la variabile climatica considerata (Xi). I modelli consentono di distinguere gli oli provenienti da quattro macro aree geografiche: settentrionale, tirrenica centro-meridionale, adriatica centrale, isole maggiori.

I modelli geospaziali attualmente elaborati consentono di distinguere gli oli provenienti da quattro macro aree geografiche: regione settentrionale, regione tirrenica centro-meridionale, regione adriatica centrale, isole maggiori. Questo approccio sembra molto promettente nel definire un protocollo analitico di controllo delle provenienze geografiche dichiarate sulle etichette per prevenire e combattere le frodi. Per il futuro sarebbe auspicabile la collaborazione tra enti di ricerca e enti ministeriali preposti al controllo alimentare per la creazione di un database geografico completo della composizione isotopica degli oli di oliva certificati italiani e mediterranei, distinti per anno di produzione, per poter elaborare modelli geospaziali sempre più raffinati, intesi come strumenti analitici per autenticare e verificare l’origine geografica dei pregiati oli italiani.

Bibliografia

Camin, F., Larcher, R., Nicolini, G., Bontempo, L., Bertoldi, D., Perini, M., et al. (2010a). Isotopic and elemental data for tracing the origin of European olive oils. Food Chemistry, 58, 570–577.

Chiocchini, F., Portarena, S., Ciolfi, M., Brugnoli, E., Lauteri M. (2016). Isoscapes of carbon and oxygen stable isotope compositions in tracing authenticity and geographical origin of Italian extravirgin olive oils. Food Chemistry, 202, 291-301.

Iacumin, P., Bernini, L., & Boschetti, T. (2009). Climatic factors influencing the isotope composition of Italian olive oils and geographic characterisation. Rapid Communications in Mass Spectrometry, 23, 448–454.

Lauteri, M., Pliura, A., Monteverdi, M. C., Brugnoli, E., Villani, F., & Eriksson, G. (2004). Genetic variation in carbon isotope discrimination in six European population of Castanea sativa Mill. originating from contrasting localities. Journal of Evolutionary Biology, 1286–1296.

Portarena, S., Gavrichkova, O., Lauteri M., Brugnoli, E. (2014). Authentication and traceability of Italian extra-virgin olive oils by means of stable isotopes techniques. Food Chemistry, 164,12-16.

van der Veer G. (2013). Development and application of geospatial models for verifying the geographical origin of food. In P. Brereton (Ed.), New analytical approaches for verifying the origin of food (pp. 60-80). Woodhead Publishing Series in Food Science, Technology and Nutrition, No. 245.

West, J. B., Bowen G. J., Dawson T. E., Tu K. P., eds. (2010). Isoscapes: Understanding Movement, Pattern, and Process on Earth Through Isotope Mapping. New York: Springer. 487 pp

di Francesca Chiocchini
pubblicato il 18 marzo 2016 in Strettamente Tecnico > L'arca olearia

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117774_freeIl nuovo extravergine d’oliva, quest’anno, sarà ancora più prezioso. Ce ne sarà di meno, a causa della difficile annata che ha vissuto l’olivicoltura italiana, ma ci sarà. E la prima vetrina in cui si potrà degustarlo e comprarlo sarà Olio Capitale, la più importante fiera interamente dedicata alle migliori produzioni di extravergine, dal 7 al 10 marzo 2015 nella Stazione Marittima di Trieste.

Il salone italiano degli oli extravergini tipici e di qualità, organizzato da Aries, torna per la nona edizione riconfermando la formula che edizione dopo edizione l’ha fatto divenire l’appuntamento di riferimento per gli operatori e gli amanti dell’extravergine a livello nazionale e internazionale. Centinaia di etichette presentate, incontri d’affari tra espositori e buyer stranieri e poi gli eventi collaterali per coinvolgere e formare il grande pubblico con i mini-corsi d’assaggio e le lezioni della Scuola di Cucina di Olio Capitale. Il tutto nel cuore di Trieste, a due passi da Piazza Unità, la principale piazza della città, in una location suggestiva circondata dal mare.

La nona edizione porta naturalmente anche delle novità, a partire dalle date: il Salone sarà aperto sabato, domenica, lunedì e martedì, con due giornate, quest’ultime, dedicate prevalentemente agli incontri d’affari e alla ristorazione. Cresce, infatti, l’attenzione per il business, così come il focus sull’ internazionalizzazione, per rispondere ancor meglio alle esigenze degli operatori professionali e per facilitare l’incontro tra domanda di extravergine italiano proveniente dai mercati esteri e l’offerta dei produttori.

Torna anche il Concorso Olio Capitale, il concorso internazionale riservato agli oli del Mediterraneo in cui a decretare il miglior olio è una triplice giuria: quella degli assaggiatori professionali, quella dei ristoratori e quella dei consumatori chiamati a degustare una rosa di campioni pre-selezionata da un panel professionale. www.oliocapitale.it

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