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DSC_1098Una serie di aggiornamenti legislativi ha poi disciplinato l’evoluzione della professione: nel 2004 nasce la figura dell’Imprenditore Agricolo Professionale (I.A.P.), descritta nel D.Lgs. n.99 del 29 marzo 2004.

All’art. 1 del D.Lgs n. 99/2004, così come modificato dal D.Lgs.n. 101/2005, si legge:

È Imprenditore Agricolo Professionale, colui il quale in possesso di competenze e conoscenze professionali, dedichi alle attività agricole di cui all’art.2135 del C.C., direttamente o in qualità di Socio di Società almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e che ricavi dalle attività medesime almeno il 50% del proprio reddito globale da lavoro.

Nel caso delle società di persone e cooperative, ivi incluse le cooperative di lavoro, l’attività svolta dai soci della Società, in presenza dei requisiti suddetti, è idonea a far acquisire ai medesimi la qualifica di I.A.P. e al riconoscimento dei requisiti per i soci lavoratori.

Nel caso di Società di Capitali, l’attività svolta dagli amministratori della Società, in presenza dei predetti requisiti è idonea a far acquisire ai medesimi amministratori, la qualifica di I.A.P.  

Questa figura ha sostituito quella dell’Imprenditore Agricolo a Titolo Principale (IATP), integrando aggiornamenti e diversi benefici, fra cui la possibilità di accedere a una serie di facilitazioni fiscali.

Ma quali sono quindi i requisiti per diventare un Imprenditore Agricolo Professionale? Consulta le schede che seguono per scoprire l’iter da seguire per poter acquisire tale titolo.

Per il conseguimento dell’attestazione di I.A.P., è necessario dimostrare il possesso dei seguenti requisiti:a) Conoscenze e competenze professionali

  • Essere in possesso di Diploma di Laurea in Scienze Agrarie o Forestali, Medicina Veterinaria, Scienza delle Produzioni Animali, Scienza delle Tecnologie Alimentari, o Diploma Universitario nelle medesime aree o ancora Diploma di Istituto Tecnico Agrario o professionale con indirizzo agrario
  • Esercitare attività agricola come titolare, contitolare,coadiuvante familiare, amministratore, lavoratore agricolo per almeno un triennio in data antecedente alla presentazione dell’istanza di riconoscimento della qualifica
  • Aver frequentato con profitto corsi di formazione professionale in Agricoltura, organizzati in attuazione di normative comunitarie, statali o regionali e dove il numero di ore di frequenza del corso varia secondo la regione.

Le Regioni spesso organizzano percorsi di formazione professionale gratuiti.Per partecipare ad un Bando PSR è, invece, necessario impegnarsi a frequentare un corso (oggi esistono anche corsi FAD formazione a distanza attraverso il web) organizzato periodicamente da organismi formativi autorizzati dalle Regioni

b) Dedicare alle attività agricole almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e del proprio reddito globale da lavoro (25% nelle zone svantaggiate)

d) Iscrizione obbligatoria alla gestione previdenziale ed assistenziale per l’agricoltura.

Fino alla data del 22 aprile 2004 l’accertamento dei requisiti per il riconoscimento della qualifica di Imprenditore Agricolo era di competenza dell'Inps. Dal 06 maggio 2004 (D.Lgs 99/2004) tale accertamento e riconoscimento viene demandato alle Regioni.

Qualora il richiedente non sia in possesso di uno o più requisiti, può comunque inoltrare la domanda alla provincia competente ed avviare la procedura di iscrizione, a patto che entro il termine di due anni dimostri di essere in possesso di tutti i requisiti richiesti.

Il termine può essere prorogato di altri due anni, nel caso in cui dovessero verificarsi condizioni particolari come avversità atmosferiche e calamità o a seconda della tipologia di colture dell’azienda.

Oltre agli adempimenti burocratici, chi decide di intraprendere questo percorso deve mettere a punto le strategie migliori per trasformare l’idea in un progetto di successo.Coldiretti Giovani Impresa ritiene anzitutto basilare avere un'idea d’impresa intorno alla quale sviluppare un progetto senza fermarsi alla semplice visione bucolica.Può essere utile considerare l’ampio spettro di opportunità offerte dal settore  - dalle agroenergie fino all’offerta di servizi alle scuole come lefattorie didattiche, ma anche alle pubbliche amministrazioni per la cura del verde.

Confrontarsi con chi ha già fatto esperienze analoghe può invece aiutare a focalizzare meglio l’idea e a coglierne tutte le sfumature.

Occorre poi trasformare l’idea in un progetto di sviluppo imprenditoriale, determinandone obiettivi, risultati attesi e azioni necessarie per raggiungerli. Si tratta di redigere un business planeconomico finanziario accurato e in grado di reggere al mercato e alle richieste di finanziamento pubblico e privato.

Individuato il fabbisogno finanziario complessivo, si passa poi a verificare lealternative dell’acquisto, dall’affitto alla semplice gestione aziendale, considerando anche che ci sono molti agricoltori anziani che non hanno alcuna intenzione di cedere la propria azienda, ma sarebbero disponibili ad eventuali collaborazioni.

L’ultimo aspetto da considerare riguarda la ricerca delle fonti di finanziamento in relazione allo specifico progetto considerato. Le agevolazioni, per la maggioranza dei casi, sono di natura comunitaria e vengono erogate attraverso le regioni con la consulenza dei Centri Caa (Centri autorizzati assistenza agricola).

Qualora si decida di fare richiesta di finanziamento privato, è possibile valutare i pacchetti e le agevolazioni messe a disposizione di Creditagri.

Secondo un sondaggio Coldiretti, il 57% dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (18%) o fare l’impiegato in banca (18%) mentre 4 genitori su 10 consiglierebbero al figlio di fare l’agricoltore.Questi dati evidenziano come l’agricoltura sia diventata protagonista di unnuovo modello di sviluppo incentrato sulla qualità, la diversificazione, le produzioni alternative, la ricerca di nuove fonti di reddito per i giovani, piuttosto che sulle quantità e sulla specializzazione monoproduttiva.Per dare un’idea delle potenzialità imprenditoriali del settore agricolo, riportiamo i principali risultati di alcune importanti rilevazioni che ci restituiscono il quadro conoscitivo e analitico di un settore capace di offrire soluzioni creative, innovative e anche sostenibili per l’ambiente.

L’agricoltura produce il 2.1 per cento del Pil italiano - dichiara l’Isfol nella sua periodica attività d’indagine sugli andamenti economici e le previsioni di occupazione di medio termine. Coldiretti, nel rapporto Lavorare e vivere green in Italia presentato a giugno 2014, rileva che quasi un’impresa agricola italiana su tre è nata negli ultimi dieci anni e il 6.9% dei titolari di impresa ha meno di 35 anni ed è alla guida di 54.480 aziende. Altro dato interessante è quello riportato dall’Istituto nazionale di economia agraria (INEA) nel Rapporto sullo Stato dell’Agricoltura 2014, che fotografa un comparto capace di creare nuovi posti di lavoro, con un +1,8% di occupati nel II trimestre 2014 e un aumento del 5,6% dei dipendenti nello stesso periodo.

Dalla volontà di incoraggiare questa nuova stagione di opportunità nel settore agricolo è nato il portale “Job in country”, gestito dalle Società di servizi delle Federazioni provinciali e interprovinciali della Coldiretti e autorizzato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro in agricoltura.

Con riferimento, invece alla “Garanzia Giovani”, il Ministero del Lavoro ha firmato un Protocollo d'intesa con la C.I.A. (Confederazione Italiana Agricoltori) e l'A.G.I.A. (Associazione Giovani Imprenditori Agricoli) al fine diampliare le opportunità di lavoro, di inserimento nel mondo produttivo e di qualificazione professionale attraverso l'attivazione di misure specifiche come tirocini, contratti di apprendistato e opportunità di autoimprenditorialità.

Un ulteriore incentivo viene dalla pubblicazione della circolare Inps e dalla definizione delle istruzioni operative che dal 10 novembre 2014 permettono di accedere alle misure di agevolazione previste dal Decreto Campolibero,finalizzate al rilancio dell'agricoltura italiana e al ricambio generazionale all'interno del settore primario.

Nello specifico, il Decreto Legge 91/2014 - convertito con modificazioni dalla Legge 116/2014 – sul primo punto ha previsto:

  • Agevolazioni al primo insediamento dei giovani under40 in agricoltura tramite i finanziamenti dell’ISMEA - Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare
  • Fondo di garanzia a prima richiesta per permettere l'accesso al credito alle aziende agricole prive di garanzie sufficienti. In particolare per i giovani agricoltori è previsto l'abbattimento del costo della commissione di garanzia attraverso un contributo di 15.000 euro in regime de minimis
  • Detrazioni al 19% per giovani under 35 che affittano terreni agricoli
  • Mutui a tasso zero per imprese agricole condotte da under 40
  • Credito d'imposta 2014-2016 al 40% per investimenti per e-commerce di prodotti agroalimentari, l’innovazione e le reti d'impresa.
Sul mercato finanziario sono numerose le soluzioni di finanziamento permigliorare un’azienda agricola e proprio in questo ambito hanno particolare importanza le agevolazioni dell’ISMEA, finalizzate a promuovere il ricambio generazionale e la formazione di aziende competitive.L’Istituto, a determinate condizioni, mette a disposizione un insieme di aiuti:

  • Finanziamento agevolato per l’acquisto di un’azienda (definitoPrimo insediamento)
  • Aiuto sotto forma di un contributo a fondo perduto e di un finanziamento agevolato (definito Subentro in agricoltura) a favore di un giovane che assume la conduzione di un’azienda agricola già esistente e che presenti un progetto per il miglioramento della stessa
  • Compartecipazione al rischio d’impresa (definito Capitale di rischio) finalizzato all’ammodernamento e all’ampliamento dell’azienda

Consulta le schede che seguono per conoscere tutti i dettagli relativi alle agevolazioni dell’ISMEA per ampliare, potenziare e ammodernare un’azienda agricola!

Un giovane che voglia mettere su un’azienda agricola ex novo e voglia aumentarne, per esempio, la capacità produttiva per far leva su economie di scala, può usufruire dell’agevolazione denominata Primo insediamento.Il premio è concesso dall’Ismea, nel quadro di un’operazione di leasing finanziario, ai giovani di età compresa tra i 18 e i 39 anni, che devono presentare un piano aziendale per lo sviluppo dell’attività imprenditoriale articolato su un periodo minimo di 5 anni, avendo così la possibilità di accedere ad un mutuo di 15 - 20 - 25 - 30 anni.Il piano deve dimostrare la sostenibilità economica e finanziaria dell’operazione.

Con questa tipologia di finanziamento, è la stessa Ismea ad acquistare il terreno agricolo. Il soggetto richiedente ne diviene proprietario con il pagamento dell'ultima rata e il periodo di decadenza dai benefici è di 5 anni, durante il quale non può recedere dalla conduzione del fondo.

La misura incentivante è applicata su tutto il territorio nazionale nel rispetto della normativa europea ed è denominata "Agevolazioni per l'insediamento di giovani in agricoltura", registrata presso la Commissione Europea con numero SA 40395 ed operativa dalla data di pubblicazione sul sito della DG COMP della Commissione.

Ma a quali condizioni si è ammessi per avere le agevolazioni?

Il piano aziendale, come detto, deve essere articolato in cinque anni e prevedere l’ammodernamento dell’azienda agricola con investimenti finanziati anche da istituti di credito.
I giovani imprenditori dovranno possedere titoli di studio adeguati, capacità manageriali, dovranno dimostrare che per almeno due anni hanno lavorato nel settore, e quindi aver versato i contributi previdenziali.
Nel momento in cui è effettuato l'acquisto del terreno deve essere osservato il Regolamento (CE) n. 1257/99, in materia di sostegno allo sviluppo rurale.

Nel caso in cui le condizioni non vengano soddisfatte al momento della presentazione del piano aziendale, queste devono essere raggiunte entro 3 anni dal momento di concessione dell’aiuto.

L’insediamento deve avvenire successivamente alla presentazione della domanda di ammissione all’agevolazione ed è perfezionato nel momento in cui il giovane agricoltore soddisfi tutti i seguenti requisiti:

  • Iscrizione al regime previdenziale agricolo
  • Apertura di una posizione/attività IVA
  • Iscrizione alla CCIAA nell’apposita sezione riservata alle imprese agricole
  • Assunzione della responsabilità civile e fiscale della gestione dell’azienda agricola

Secondo le previsioni della legge 25/2010, l’IAP decade dalle agevolazioni se, prima che siano trascorsi 5 anni dalla stipula degli atti, cessi di coltivare volontariamente i terreni (fatta eccezione per i casi in cui l’alienazione avvenga a favore del coniuge, dei parenti entro il terzo grado e degli affini entro il secondo, purché si tratti di imprenditori agricoli).

L’ammontare massimo dell’aiuto non può superare i 70 mila euro ed  è concesso da Ismea in due rate in conto interessi nell’arco di un periodo massimo di cinque anni da restituire secondo un piano di ammortamento, di durata variabile, a scelta del soggetto, tra un minimo di 15 anni e un massimo di 30 in rate semestrali.

Per ottenere le agevolazioni, gli interessati devono compilare la domanda online collegandosi al sito Internet dedicato e fornire in via telematica la documentazione richiesta dal portale.

La misura sarà attiva fino ad esaurimento risorse.

Per comprendere meglio tutti i passaggi:

Il subentro in agricoltura, gestito da Ismea e disciplinato dal Titolo I, Capo III, del D.Lgs n. 185 del 21 aprile 2000 (SHAREPOINT), si inserisce nell’ambito delle esigenze del tessuto imprenditoriale agricolo italiano, mirando a facilitare il rinnovamento generazionale del settore. Questa misura serve ad aiutare un giovane che subentra nella conduzione di un’azienda agricola in cui ci sia un ricambio generazionale, un ringiovanimento nella compagine societaria e nell’organo amministrativo, finanziando un progetto di miglioramento della stessa.Chi può presentare domanda?

  • Ditte individuali, iscritte al registro delle imprese della Camera di commercio (sezione speciale Imprese agricole), i cui titolari firmatari abbiano età compresa tra 18 e 40 anni non compiuti al momento della spedizione della domanda, siano residenti nel territorio nazionale e siano in possesso della qualifica IAP
  • Società agricole - di persone, di capitali o cooperative, anche a scopo consortile- titolari di partita Iva; siano iscritte al registro delle imprese della Camera di commercio (sezione speciale Imprese agricole); abbiano per oggetto sociale l’esercizio esclusivo delle attività di cui all’articolo 2135 del Codice civile; indichino società agricola nella ragione sociale o nella denominazione sociale; abbiano una maggioranza assoluta di soci di età compresa tra 18 e 40 anni non compiuti e residenti nel territorio nazionale; siano amministrate da un giovane imprenditore agricolo.

Gli imprenditori che si apprestano a cedere la conduzione dell’impresa, invece, devono essere in possesso legittimo dell’azienda almeno da due anni rispetto alla data di presentazione della domanda, essere iscritti alla Camera di Commercio (sezione imprese agricole) e avere partita IVA.

I progetti per il consolidamento dell’azienda devono avere almeno uno dei seguenti obiettivi: riduzione dei costi di produzione; miglioramento dell’ambiente naturale e delle condizioni d’igiene; miglioramento della qualità della produzione.

Sono esclusi dal finanziamento i progetti che prevedono investimenti di mera sostituzione di beni preesistenti.

Inoltre, non sono concesse agevolazioni a condizioni più favorevoli rispetto a quelle stabilite dai Programmi di sviluppo rurale (Psr) delle regioni interessate.

Infine, l’investimento complessivo da realizzare non può superare l’importo di 1.032.000 euro, Iva esclusa.

Tra i giovani imprenditori e chi cede l’azienda può sussistere anche unlegame di parentela, pur non trattandosi di una condizione necessaria.

Le agevolazioni per il subentro consistono in contributi a fondo perduto(sia in conto investimenti, che come premio di primo insediamento che per l'assistenza tecnica) e in un mutuo a tasso agevolato.

Tutte le informazioni relative al Subentro sono disponibili nella pagina dedicata sul sito dell’ISMEA.

Per approfondire, consulta le FAQ!

Un’ulteriore opportunità che Ismea offre agli imprenditori agricoli (non necessariamente giovani) che vogliono sviluppare, ammodernare e innovare la propria azienda è quella dell’intervento del Fondo di investimento nel capitale di rischio.In cosa consiste? Nell’acquisizione di una partecipazione di minoranza del capitale sociale dell’azienda da parte di Ismea.Quando è più conveniente? Questa tipologia di intervento è più adatta per le piccole e medie imprese (pmi), esclusivamente società di capitali sane, che prevedono progetti, processi e contenuti innovativi (nuova impresa, nuovo prodotto, nuovo mercato).

Come è implicito nella parola stessa, Ismea diviene socio di minoranza dell’impresa (partecipa dunque in toto al rischio di quest’ultima e allagovernance della stessa) accompagnando gli imprenditori senza sostituirsi a questi. Dopo 5 o 7 anni il gruppo imprenditoriale originario riacquista la partecipazione di minoranza detenuta da Ismea.

Alle aziende che beneficiano dell’intervento del Fondo di investimento nel capitale di rischio Ismea richiede le seguenti condizioni relative al governo societario:

  • Rappresentanza in consiglio, o altro organo, di amministrazione
  • Designazione del presidente (o sindaco semplice) del collegio sindacale
  • Obbligo di revisione-certificazione del bilancio da parte di una primaria società di revisione
  • Quorum qualificati e potere di veto in assemblea per materie di particolare rilevanza (ad esempio, finanza straordinaria, veto su key managers, ecc.)
  • Sottoscrizione di patti parasociali

Il Fondo di investimento nel capitale di rischio gestito da Ismea può intervenire fornendo: seed capital (finanziamento prima della fase startup);startup capital (finanziamento per lo sviluppo del prodotto e la commercializzazione iniziale); expansion capital (finanziamento concesso per la crescita e l’espansione di una società allo scopo di aumentare la capacità produttiva).

Per richiedere l’intervento del Fondo di investimento nel capitale di rischio la documentazione è disponibile pagina dedicata sul sito dell’ISMEA.

Per operare con le garanzie è necessario rivolgersi in banca. In ogni caso, tramite l’Ufficio relazioni con il pubblico (Urp) di Ismea è possibile entrare in contatto con gli uffici che gestiscono i fondi di garanzia.

Per comprendere meglio il ruolo della Ismea nell'erogazione di finanziamenti per i giovani imprenditori agricoli, guarda il video informativo dal titolo "Finanziamento imprese agricole, audizione ISMEA".

Associazioni, Consorzi e Federazioni di categoria di agricoltori e allevatoriColdiretti - Organizzazione degli imprenditori agricoli
Confederazione Italiana Agricoltori (C.I.A.)
Confagricoltura - Confederazione generale dell'agricoltura
Confederazione Produttori Agricoli (COPAGRI)
Associazione Italiana Allevatori (A.I.A.)
Confcooperative - Confederazione Cooperative Italiane
Lega delle Cooperative
Anca Legacoop - Associazione Nazionale Cooperative Agroalimentari
AGCI: Associazione Generale delle Cooperative Italiane
UNCI: Unione Nazionale Cooperative Italiane
Ass.ne UN.I.COOP: Unione Italiana Cooperative
Federazione Nazionale Agricoltura (FNA)
Federalimentare - Federazione Italiana dell'Industria Alimentare
FAI Cisl Federazione Agricola Alimentare Ambientale Industriale
FLAI CGIL Federazione Lavoratori AgroIndustria 
UIMEC Unione Italiana Mezzadri e Coltivatori Diretti

Istituzioni e Istituti

Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali
Nona Commissione permanente al Senato (Agricoltura e produzione agroalimentare)
XIII Commissione (Agricoltura) alla Camera dei Deputati
INEA Istituto Nazionale di Economia Agraria
ISMEA Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare
ISA Istituto Sviluppo Agroalimentare
CRA (Consiglio Nazionale per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura)

Istituzioni internazionaliUnione Europea - Agricoltura
EUR-Lex
U.S. Department of Agriculture
Efsa - European Food Safety Authority
Fda - Food and Drug Administration
Fao - Food and Agriculture Organitation of the United Nations
Oecd - Organisation for Economic Cooperation and Developement
Bce - Banca Centrale Europea

 

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1c7e3187-e854-4b94-bf6e-44e200ecc1daIn vista dei prossimi bandi del nuovo PSR 2014-2020 è necessario chiarire alcuni termini che spesso sono presenti nelle misure che vengono approvate tramite PSR.
Prima di tutto è necessario chiarire la differenza fra Imprenditore Agricolo Professionale (IAP) e Coltivatore Diretto (CD).
La figura dell’imprenditore agricolo è oggi descritta nel decreto legislativo 228 del 2001
“E’ imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attivita': coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attivita’ connesse. Per coltivazione del fondo, per selvicoltura e per allevamento di animali si intendono le attivita’ dirette alla cura ed allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine.
Registrarsi come imprenditore agricolo professionale IAP è possibile solo se il lavoratore autonomo dedica almeno il 50% del proprio tempo lavorativo e che ricavi dalle attività medesime almeno il 50% del suo reddito annuo. Percentuale che scende al 25% del proprio tempo lavorativo e che ricavi dalle attività medesime almeno il 25% del suo reddito annuo se lo IAP opera in zone considerate svantaggiate.
Oltre a questi due requisiti, l’imprenditore agricolo deve essere in possesso delle qualifiche professionali necessarie per portare avanti la sua attività agricola.
In linea generale, sono riconosciute come competenze professionali necessarie tre anni di lavoro in un’azienda agricola, oppure il possesso di un titolo di studio come una laurea o un diploma superiore ad indirizzo agrario o assimilabile. Il riconoscimento di status di imprenditore agricolo è utile ai fini della tassazione e delle agevolazioni regionali.
L’imprenditore agricolo è obbligato all’iscrizione al registro delle imprese. L’iscrizione va presentata entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.
La modulistica predisposta è divisa in due tipi, a seconda se a presentare l’istanza è una persona fisica o una società. I modelli possono essere scaricati dal sito dell’ Agenzia delle Entrate oppure dal sito delle Finanze.
Da ricordare che ogni attività agricola ha un codice identificativo ATECO. L’imprenditore commerciale è obbligato all’uso dei libri contabili. Gli imprenditori agricoli singoli e le società agricole semplici non hanno l’obbligo di tenere le scritture contabili (art. 2214).

La figura professionale del coltivatore diretto è un lavoratore autonomo impegnato nella coltivazione diretta di unterreno agricolo. Il fondo non necessariamente deve essere di proprietà, può essere affittato e la normativa comprende anche le attività di allevamento.
Per essere riconosciuti tali e per poter essere iscritti nell’appositasezione dell’I.N.P.S., il coltivatore diretto deve impiegare un minimo di 104 giorni lavorativi all’attività e deve essere svolto con abitualità e prevalenza. I lavori necessari devono inoltre esse svolti dal nucleo familiare per almeno un terzo.
Per l’iscrizione negli elenchi dei coltivatori diretti è necessario presentare all’INPS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale) un apposito modello denominato CD1 (dichiarazione aziendale relativa alla conduzione d’impresa diretto coltivatrice (art. 14 della Legge 233/90) entro 90 giorni dalla data d’inizio attività.
Quindi tale figura sociale è riconosciuta a chiunque svolga abitualmente e manualmente la propria attività agricola, di allevamento e attività connesse, a condizione che sia in grado di assicurare, da solo o con il proprio nucleo familiare, almeno un terzo della forza lavoro complessiva richiesta dalla normale conduzione, a qualunque titolo (proprietario, affittuario, usufruttuario, enfiteuta, dell’azienda agricola.
Il coltivatore diretto, a differenza di un imprenditore agricolo professionale che si avvale di manodopera salariata, impiega nella conduzione del suo fondo esclusivamente o prevalentemente manodopera familiare.

Altro termine che ricorre spesso nei bandi del PSR è il termine ULA, acronimo di Unità Lavorative Anno ovvero quante ore/giornate sono necessarie per essere considerato IAP o CD.
Se per il CD ci vogliono 104 giornate per lo IAP le cose cambiano.
La legislazione ha fissato per un lavoratore agricolo monte ore annuo di 1800 ore, quindi per uno IAP 900 ore(50% del proprio tempo lavorativo), che corrispondono a 140 giornate.
Il requisito del tempo dedicato risulta dalle dimensioni delle coltivazioni e/o dagli allevamenti a cui si dedica il richiedente; attraverso le “tabelle regionali dei valori medi di impiego di manodopera”, che riportano il fabbisogno di manodopera per ettaro di superficie o per capo allevato espresso in giornate/anno.
Nel caso l’azienda sia ubicata in Zona Svantaggiata, la percentuale del fabbisogno di manodopera è ridotto al 25 % (quindi 450 ore, che corrispondono a 70 giornate).
Ogni Regione ha le sue Tabelle ULA basta fare una semplice ricerca all’interno del sito della Regione di appartenenza per trovarle. In linea generale nei bandi dello scorso PSR 2007-2013 a tutti i nuovi imprenditori agricoli veniva richiesto un monte ore pari a 1800 per poter diventare imprenditore agricolo. Si presume che la stessa regola venga applicata per il prossimo PSR. Quindi tutti coloro che intendono diventare imprenditore agricolo professionale dovrebbero iniziare già a pensare a come poter raggiungere questo monte ore, attraverso le potenzialità della propria azienda agricola.
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118010_420x270L’Imu sui terreni agricoli è stata definita in tempi record per far fronte alle spese previste dal decreto Irpef, tra l’altro il bonus degli 80 €. Pagata il 10 febbraio, calcolata e versata in base alla classificazione sintetica dell’Istat: comuni montani, parzialmente montani e non montani.

L’esenzione Imu vale per i terreni agricoli e quelli non coltivati che si trovano in Comuni classificati come totalmente montani; esenzioni parziali per i terreni agricoli e non coltivati posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali, situati in Comuni definiti parzialmente montani. Per calcolare l’Imu sui terreni agricoli, valgono le stesse modalità di calcolo Imu degli altri immobili, partendo dalla base imponibile che si ottiene dal reddito domenicale, riportato sull’atto di proprietà o sulla visura catastale, rivalutato del 25% moltiplicato per 135, che è il coefficiente dei terreni per i Comuni in cui si paga l’Imu, o 75, coefficiente valido per i soli coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. Alla base imponibile ottenuta si applica l’aliquota fissa al 7,6 per mille.

A giudicare dai criteri di esenzione, sembra tutto ok per il settore agricolo, che pare averla scampata per l’ennesima volta, perché l’agricoltura agli occhi di molti “processatori da bar” è quella che prende e non dà, è quella che usufruisce dei contributi europei e beneficia sempre delle esenzioni.

Mai come ora, l’agricoltura è stata dipinta come “l’isola felice”, perché “è l’unico settore trainante della nostra economia” (?), perché “se vogliamo ripartire, bisogna ripartire dall’agricoltura”.

Bene. Troppo bene. In realtà, carte alla mano, le cose non stanno proprio così. Se l’agricoltura riesce a cavicchiarsela (in alcuni casi), è perché la crisi la conosce da tempi remoti, perché le prime crisi di mercato risalgono ai primi anni novanta e continuano tuttora, intervallate da alcune false speranze, che altro non erano che boccate d’ossigeno per evitare l’asfissia.

Eppure, nonostante il mercato dei cereali sia ai minimi storici, nonostante interi raccolti di frutta distrutti perché il prezzo di mercato non copriva neppure le spese di raccolta, nonostante la profonda crisi del settore latte, nonostante il rating bassissimo delle banche, nonostante i costi di produzione alle stelle, nonostante le 140mila aziende chiuse nel 2013, c’è ancora chi ostenta la ricchezza di questo settore.

Detto ciò, torniamo all’Imu.

Appena uscita la notizia dell’esenzione per coltivatori diretti e Iap, è iniziata la corsa frenetica delle associazioni di categoria per issare le bandiere sul risultato raggiunto.

Succede però, che nei 655 comuni parzialmente esenti, beneficino dell’esenzione soltanto i coltivatori diretti proprietari e regolarmente iscritti nella previdenza agricola.

Succede però che esistono numerosissimi casi in cui, Coltivatori diretti o Iap, raggiunta l’età pensionabile, non essendo più iscritti al regime previdenziale, abbiano ceduto in affitto (magari ad un figlio, subentrato alla conduzione dell’azienda, vista come unico sbocco a fronte della crisi occupazionale) i loro beni produttivi.

Succede però che questi ex coltivatori, si ritrovino a pagare fino a 100 €/ha in media, dopo una vita di sacrifici e di rinunce per acquistare qualche centinaia di metri quadrati di terreno in più per la loro attività. Succede, di fatto, che un ex coltivatore diretto, proprietario di 10 ha di terreno, che percepisce una pensione di 500 € mensili, si trovi a pagare 1.000 €/anno di Imu, per andare a finanziare un bonus di 80 € mensili (spot elettorale) sulla busta paga di chi, percepisce una mensilità pari a 3 volte la sua.

Ma si sa, la terra è capitale, e il capitale, non può rimanere in mano a contadini.

Fonte: http://www.agricoltura24.com/imu-agricola-cronache-da-un-isola-infelice/0,1254,54_ART_9068,00.html

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